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Concorsi truccati, il ricercatore che ha incastrato i prof: “Se fai ricorso addio carriera”

Le registrazioni di Philip Laroma Jezzi hanno fatto partire l’inchiesta che ha travolto un intero settore scientifico di Giurisprudenza. “Smetti di fare l’inglese e fai l’italiano”, gli dicevano, “che fai? ricorso? però ti giochi la carriera così…”.
A cura di Susanna Picone
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Philip Laroma Jezzi
Philip Laroma Jezzi

La persona da cui tutto è iniziato si chiama Philip Laroma Jezzi, quarantanovenne italo-inglese che lavora al dipartimento di Scienze Giuridiche all’Università di Firenze e che, con la sua denuncia, ha fatto partire l’inchiesta che ha portato all’arresto di sette docenti universitari, la sospensione per un anno di 22 e un totale di 59 indagati. A lui hanno chiesto di ritirarsi da un concorso per diventare professore: gli hanno spiegato come funzionavano le cose ma Laroma ha rifiutato e poi denunciato. Il ricercatore ha raccontato molte cose nella sua denuncia e tra le altre cose ha registrato col cellulare un colloquio con uno dei professori inquisiti che gli chiedevano di ritirarsi. “Smetti di fare l’inglese e fai l’italiano”, perché se fai ricorso “ti giochi la carriera”, gli dicevano. In particolare – ricostruiscono oggi diversi quotidiani – come funziona il “sistema” lo spiegava il professor Pasquale Russo: “Non è che si dice è bravo o non è bravo. No, si fa questo è mio, questo è tuo, questo è tuo, questo è coso, questo deve andare avanti per cui…”. “Così ti giochi la carriera. Invece se accetti, ti facciamo scrivere un paio di articoli così reimposti il tuo curriculum e vieni abilitato nella prossima tornata”, così ancora al ricercatore che non aveva intenzione di mettersi da parte.

L'inchiesta e i professori arrestati

L’indagine è partita nel 2013. Laroma era stato convocato dal professor Russo che lo invitava a ritirarsi. “I commissari si sono già riuniti un paio di volte o ognuno ha portato i suoi o dei suoi amici. Ognuno ha chiesto e tutti hanno dato agli altri. Insomma c’è stato un do ut des”, così il docente parlando di “vile commercio dei posti”. “È stata fatta una lista e tu non ci sei”, ribadisce Russo. Laroma Jezzi ha registrato delle conversazioni fondamentali e ha anche tenuto costantemente informati procura e Guardia di finanza su quello che succede all’università su bandi e concorsi. Agli arresti domiciliari sono finiti Fabrizio Amatucci (Federico II di Napoli), Giuseppe Maria Cipolla (Università di Cassino), Adriano di Pietro (Università di Bologna), Alessandro Giovannini (Università di Siena), Valerio Ficari (Università di Roma 2), Giuseppe Zizzo (Università Carlo Cattaneo di Castellanza, Varese), Guglielmo Fransoni (Università di Foggia). Tra gli indagati figurano l'ex ministro Augusto Fantozzi, Roberto Cordeiro Guerra, Pasquale Russo, il professor Victor Uckmar, nel frattempo deceduto. Molti degli indagati hanno manifestato la propria estraneità.

La ministra Fedeli annuncia nuove regole per i concorsi

Sulla vicenda è intervenuta anche la ministra dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Valeria Fedeli: “Voglio andare fino in fondo”, ha detto aggiungendo che presto arriverà un codice di comportamento sull'università sul quale il Miur sta lavorando con l'Anac. Secondo la Fedeli è "inaccettabile e fa molta rabbia ciò che sta emergendo". La ministra ha poi spiegato che si sta lavorando con l'Anac per inserire l'università in uno specifico focus del piano anticorruzione: "Entro ottobre – ha annunciato – avremo questa normativa che ovviamente mette al centro il fatto di rendere più trasparenti i concorsi universitari, verificare, quindi togliere ogni area di opacità e zone d'ombra e affrontare in modo serio, rigoroso e trasparente ogni parte del funzionamento dell'università". Si tratterebbe di un atto che Fedeli definisce "importante" e "vincolante per le università".

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