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Con Renzi mille asili in mille giorni, ma i sindacati replicano: “Misure insufficienti”

Renzi e Delrio hanno parlato di un asilo nido al giorno “per garantire la nostra attenzione sulla scuola dell’infanzia e per ridurre la profonda diversità tra nord e sud”. Ma la misura non sarebbe sufficiente per raggiungere il livello richiesto dall’Europa.
A cura di Susanna Picone
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Ieri, in conferenza stampa a Palazzo Chigi per presentare il programma dei Mille giorni, il sottosegretario Graziano Delrio ha sottolineato, al fianco del premier Matteo Renzi, come “sugli asili e sulle scuole d'infanzia c'è una grande sensibilità del governo”. E insieme allo stesso premier ha annunciato che ci saranno mille asili nido in mille giorni. Renzi, da parte sua, ha spiegato come negli ultimi dati economici sul Paese ci sia un elemento di “profonda diversità tra il Nord e il Sud, che vede ancora di più divaricarsi la forbice”. Su questo, ha annunciato, “la logica dei mille asili nido è un elemento molto importante, che caratterizzerà l’azione del governo”. Un impegno preciso quello del governo, che sicuramente rappresenta una buona notizia per moltissime famiglie attualmente alle prese con le lunghe liste d’attesa per i nidi e gli asili comunali e spesso costrette a impegnare parte dello stipendio per assicurare i figli presso un nido privato. Ma la misura del governo sarà sufficiente a migliorare la posizione dell’Italia rispetto all’Europa?

Asili, Italia ancora lontana rispetto all’Europa

Secondo un'indagine di Cittadinanzattiva ripresa dal quotidiano Repubblica, l’Italia resta indietro rispetto alla maggior parte dei Paesi europei. Per bambini che frequentano i servizi per l’infanzia si colloca nella parte bassa della classifica. Danimarca, Svezia e Islanda si contraddistinguono per il più alto tasso di diffusione dei servizi seguiti da Finlandia, Paesi Bassi, Francia, Slovenia, Belgio, Regno Unito e Portogallo. L'Italia, invece, si colloca tra quanti – ad esempio Lituania, Spagna, Irlanda, Austria, Ungheria e Germania – riescono a coprire percentuali del fabbisogno che variano tra il 10 e il 25 per cento. Per quanto riguarda la percentuale di bambini che in Italia utilizzano servizi per l’infanzia esistono inoltre enormi differenze – lo ha sottolineato anche l’Istat – tra il nord e il sud. Al sud Comuni e privati riescono a offrire servizi per la primissima infanzia solo a 5 su cento. Nel 2012 del milione e 618mila bambini con meno di due anni 153mila risultavano iscritti ai nidi comunali e altri 46mila a quelli privati convenzionati. In 20mila hanno invece utilizzato i servizi integrativi. In totale si parla di 219mila bambini che rappresentano il 13,5 per cento degli aventi diritto. Per arrivare al 33 per cento della media europea occorre trovare posto ad altri 318mila bambini. A conti fatti i mille asili del governo Renzi potranno ospitare al massimo 75mila bambini che rappresenterebbero solo il 4,6 per cento, da aggiungere al 13,5 attuale. Secondo i sindacati la misura è dunque buona ma comunque insufficiente. Per Francesco Scrima, Cisl scuola, bisogna inoltre tenere conto delle difficoltà economiche dei Comuni.

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