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Opinioni

Quando il “sedere” non serve a nulla (ma pochi lo capiscono)

Dopo l’ultima polemica scaturita dalla fotografia in costume della capo comunicazione della lista Tsipras, l’uso – non nuovo – delle natiche di donne per promuovere prodotti editoriali e politici, a parte focalizzare lo sguardo sulle stesse natiche, riesce a comunicare anche altro?
A cura di Sabina Ambrogi
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1. Con il governo Renzi, Maria Elena Boschi, ministra per le Riforme è stata inchiodata alla sua immagine chinata sulla Costituzione il giorno del giuramento davanti al presidente Napolitano. La fotografia del suo fondoschiena ha fatto il giro della stampa, della tv e della rete e poi anche fuori patria: il settimanale tedesco Build ne ha ripreso un'immagine fake (con tanga a vista) e da noi si è potuto così di nuovo riparlare di quella foto che era un fake e che era stata ripresa dalla stampa estera. Ma la notizia che fa riflettere è un'altra: i salafiti, cioè le frange estremiste islamiche, in Tunisia, usano quella fotografia di Boschi per stigmatizzare le donne che fanno politica e per dire che non è cosa per loro: farebbero politica solo per mettersi in mostra rivelando inoltre facili costumi. In quella riduzione mediatica della ministra a una sua parte del corpo c'è il Giano bifronte delle false libertà: per gli islamisti sarebbe apertamente da condannare. C'è da chiedersi se però da questa parte del Mediterraneo la questione non sia la stessa: forse si mostrano delle natiche per ridurre la portata dell'impegno politico delle donne? (a prescindere se si è o meno d'accordo col tipo di impegno politico di Boschi). Quindi successo delle natiche della minsitra, ma zero per la politica.

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2. La lista Tsipras si è avvalsa di una capocomunicazione, Paola Bacchiddu, che ha postato sui social una sua foto in costume. Ovviamente, nella profusione di natiche a cui si è abituati il punto non era lo scandalo per una foto, peraltro casta, in costume da bagno, ma sulla poca opportunità di usarla per ottenere attenzione a una lista politica. Dopo lo scivolone professionale si è detto che l'autrice l'avrebbe fatto per denunciare quanto la Lista Tsipras fosse ghettizzata dai media e che nessuno ne parlava. Dopo aver parlato diversi giorni della foto in costume, con le solite formazioni di detrattori e favorevoli, va detto che non si è affatto parlato della lista Tsipras che invece si è continuato a censurare. Così la capo comunicazione da giorni è lanciatissima non a comunicare i punti programmatici del manifesto e i candidati, tra cui anche diverse femministe appunto, ma a impegnarsi a confermare la bontà della sua scelta e a dare addosso alle femministe che lei stessa dovrebbe rappresentare nei media. Quindi successo per le sue natiche, ma sotto zero per la politica.

3. Sulla scia del successo delle natiche Bacchiddu, che avrebbero dovuto far parlare di politica, rilancia quasi in contemporanea la scrittrice Isabella Santacroce che su Instagram pubblica delle natiche in dettaglio non si sa di chi, forse sue, ma contro il Salone di Torino che non l'avrebbe invitata. “La verità è che temono la verità" ha spiegato la scrittrice romagnola. Grande successo in rete delle natiche, zero sulla verità della scrittrice che rimarrà ignorata dai più.

4. Sfruttando l'impatto e la morbosità delle intercettazioni delle ragazze che raccontavano i loro incontri hot ad Arcore l'ormai noto avvocato Alfonso Luigi Marra (candidato nelle file di tutti i partiti) non fu da meno. Nel 2011 Assieme a Domenico Scilipoti animò una serata al Teatro Quirino a Roma “per smascherare il complotto ordito dalle banche e volto alla conquista del mondo”. Così, se per le sue opere letterarie e politiche aveva cooptato diverse ragazze che si erano già svestite per il presidente del consiglio, per questo evento, si servì di Sara Tommasi che mostrava ai fotografi le sue di natiche e davanti a un bancomat. Ovviamente non si parlò affatto dei contenuti dell'evento e delle banche sanguisughe ma molto del fondoschiena di Sara Tommasi. Chi scandalizzato, chi ammirato, chi disgustato, chi divertito.

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5.  Ma il primo della serie sul genere fu l'ormai famoso poster di Oliviero Toscani (a sua volta ideatore negli anni '70 della pubblicità assieme a Pirelli dei jeans Jesus) per il lancio del quotidiano L'Unità che per la prima volta sarebbe stato diretto da una donna, Concita De Gregorio. Erano però gli anni 2008, e c'erano stati gli anni '80 e anche i '90 e la tv di Berlusconi che aveva ampiamente fatto confluire nella vendita e nel marketing l'uso del corpo delle donne. C'era Berlusconi al potere e aveva mostrato il suo inesistente senso di libertà per il corpo: eutanasia, aborto, fecondazione eterologa, sessualità, e anche prostituzione hanno conosciuto giorni bui.

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Quindi quella scelta Toscani – De Gregorio non comunicava per nulla una novità ma significò solo inserire un quotidiano politico militante di sinistra nel grande mainstream dei corpi usati per vendere prodotti. O come si disse “nella cultura pop”, al netto delle libertà però. La campagna (non senza previo licenziamento di diversi giornalisti e collaboratori) costò 400 mila euro, e lasciò perplessi moltissimi affezionati lettori e lettrici del quotidiano fondato da Gramsci: era veramente il caso di copiare la stessa lingua omologata alla quale ci aveva abituato il berlusconismo?  Successo per la foto di natiche ma zero per il quotidiano che inoltre andò malissimo.

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6. La porno attrice Milly D'Abbraccio si candidò alle municipali tra i socialisti, e lanciò una campagna per “Grillini sindaco” a Roma, con un dettaglio solo sulle natiche. Non si sa se le sue o quelle di chi. Era il 2008. Lo slogan voleva essere provocatorio «basta con queste facce da c…». Fece parlare del dettaglio ma non del partito né delle sue proposte, e l'autrice candidata prese solo 19 preferenze.

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Autrice televisiva, saggista, traduttrice. In Italia, oltre a Fanpage.it, collabora con Espresso.it. e Micromega.it. In Francia, per il portale francese Rue89.com e TV5 Monde. Esperta di media, comunicazione politica e rappresentazione di genere all'interno dei media, è stata consigliera di comunicazione di Emma Bonino quando era ministra delle politiche comunitarie. In particolare, per Red Tv ha ideato, scritto e condotto “Women in Red” 13 puntate sulle donne nei media. Per Donzelli editore ha pubblicato il saggio “Mamma” e per Rizzoli ha curato le voci della canzone napoletana per Il Grande Dizionario della canzone italiana. E' una delle autrici del programma tv "Splendor suoni e visioni" su Iris- Mediaset.
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