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Compie 40 anni a dicembre, ma secondo l’Inps è già morto da 16 anni

La disavventura di un musicista originario di Mantova che ha dovuto dimostrare all’Inps di essere vivo. Per l’ente previdenziale risultava morto dall’ottobre 1998.
A cura di Susanna Picone
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Si è laureato nel 1999 ma nonostante ciò per l’Inps era giù morto da un anno. Precisamente era morto dall’ottobre 1998, cioè da 16 anni. Per convincere l’ente previdenziale che si trattava decisamente di un errore – il protagonista di questa storia è vivo e il prossimo dicembre spegnerà 40 candeline – sono stati necessari due mesi. A essere morto, almeno secondo l’Inps, da ben 16 anni è Massimo Minotti, musicista originario di Mantova e diplomato al Conservatorio di Torino. L'uomo si è accorto che per l'ente previdenziale era morto da svariati anni quando non gli sono state più accreditate le pensioni di invalidità dei suoi due fratelli, di cui è il tutore legale. Per dimostrare che invece era vivo e per rimettere tutto a posto ci sono voluti due mesi di carte bollate. Quando si è accorto che non gli erano state accreditate le pensioni dei suoi fratelli, il musicista è andato, come avrebbe fatto chiunque, a chiedere spiegazioni all’Inps. Ed è lì che, appunto, un’impiegata gli ha detto che risultava morto.

Per due mesi ha dovuto dimostrare all’Inps di essere vivo

Lui stesso ha spiegato, secondo quanto riporta il quotidiano Repubblica, che l'impiegata gli ha chiesto più volte le sue generalità, salvo poi dirgli che risultava morto.  Da parte sua, naturalmente, non aveva pensato a una cosa del genere ma, al massimo, a qualche problema con le coordinate bancarie. Probabilmente dietro la gaffe dell’ente previdenziale potrebbe esserci un caso di omonimia, ma resta il fatto che per risolvere l’errore Minotti ha dovuto “combattere” per mesi a colpi di carta bollata. E forse vedrà i suoi soldi solo a settembre. “A questo punto posso solo aspettare”, ha spiegato lui affermando comunque di essere rimasto allibito per quanto accaduto. “Io mi sono accorto in tempo della cosa, ma se fosse toccato a un'altra persona, magari con parenti lontani?”, così l’uomo commentando il clamoroso errore dell’Inps.

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