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Come vestirsi alla giostra medievale: le maniche, le mance, le manche

Sembra strano, ma se c’era un elemento di vestiario che durante le gare cavalleresche calamitava attenzione e fantasia in maniera speciale, era la manica. Vediamo perché.
A cura di Giorgio Moretti
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Prima di tuffarsi a capire perché uno degli effetti più notevoli che le giostre cavalleresche hanno esercitato sulla lingua italiana passa per le maniche, è importante fare una considerazione preliminare di moda antica. Fra medioevo e rinascimento gli abiti erano volentieri componibili, e per esempio proprio le maniche, non sempre cucite, potevano essere slacciate e sostituite.

Nei secoli si sono avvicendati innumerevoli tipi di gare cavalleresche, e spesso i loro nomi sono stati impiegati in maniera estensiva, quindi non è più così agevole tracciare un confine. Ad esempio la giostra, arrivando attraverso il francese dal latino iuxtare ‘mettere una cosa vicino a un'altra' (da iuxta ‘vicino', pensiamo a ‘giustapporre'), doveva descrivere originariamente un combattimento corpo a corpo; però la giostra è stata poi intesa soprattutto come la sfida cavalleresca più famosa, in cui due cavalieri, lancia in resta, si caricano a vicenda correndo lungo i lati opposti di uno steccato basso, cercando di disarcionarsi.

Accanto alla giostra il torneo (pure di significato molto esteso, dal latino tornare), che invece originariamente descriveva la gara in cui i cavalieri, anche a squadre, cercavano comunque di disarcionarsi, ma nell'arena di un recinto circolare, in cui appunto ‘tornavano' in giro, avanti e indietro, o meglio ‘torneavano' (il nome del recinto era ‘lizza', da cui il comune essere in lizza, cioè essere in gara).

Si sa che al vincitore o al proprio cavaliere le dame fra le più sospirate erano solite offrire un pegno cortese: e tale pegno, in mancanza d'altro, era spesso proprio una manica, che la dama si slacciava sul momento (non senza, immaginiamo, suscitare brividi maliziosi). Da questa usanza nasce quella più prosaica della ‘mancia', che proprio da ‘manica' deriva: insomma, il cameriere a servizio la merita come il cavaliere in torneo.

Qualcuno dirà: e allora anche la ‘manche' (voce francese, mànsc), nome che usiamo per descrivere il turno di una competizione, viene da qui? Sì e no. Infatti questa non è la manica che le dame si levavano. Invece, visto che di solito giostre e tornei avevano due turni, era il nome figurato di questa coppia – visto che le maniche sono per eccellenza accoppiate. Ma è curioso notare che si torna comunque lì.

Mantenendo la promessa iniziale, come ci si deve vestire allora a giostre e tornei? Moda uomo, moda donna, niente di più semplice: con abiti a cui si possano strappare facilmente le maniche.

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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