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Opinioni

Come ti chiudo un’azienda in Italia (prendendo in giro tutti)

Gli operai sardi della chimica dovevano essere salvi col progetto Chimica Verde. Che ora chiude. La solita presa in giro all’italiana.
A cura di Michele Azzu
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Nel pomeriggio di oggi, martedi 12 gennaio, circa 800 lavoratori della chimica, provenienti dalla Sardegna, da Venezia, da Ravenna, si sono recati a Roma per il tavolo al Ministero dello Sviluppo Economico. Incontro in cui il ministro Federica Guidi ha incontrato, assieme ai sindacati, l'amministratore delegato di ENI Andrea Descalzi, in merito alla cessione delle attività inerenti la cosiddetta "chimica verde". Eni ha infatti di recente annunciato di voler vendere la società che se ne occupa, Versalis.

L'incontro non è andato bene per i sindacati, che hanno annunciato lo sciopero di otto ore per tutti i lavoratori Eni e Saipem il 20 gennaio. Particolare insoddisfazione per la posizione del ministro Guidi, che non avrebbe ripreso ENI sulla cessione. "ENI è una società partecipata ma autonoma. Il governo è coinvolto ma le condizioni attuali non sono quelle del passato", ha affermato il ministro seconbdo quanto riportano le agenzie.

Forse il ministro Guidi non sa che la storia della chimica è molto più di queta cessione. Ricordate la protesta dell’Asinara? Quando una decina di operai occupò (per oltre un anno) le celle del carcere abbandonato in Sardegna per protestare contro la chiusura dell’azienda? Ecco, quegli operai lì erano – a detta della politica locale – salvi grazie proprio a questo piano della chimica verde che ora viene ceduto. Assieme a loro migliaia di altri operai del settore in tutta Italia. Ma ora la chimica verde chiude, a riflettori spenti, assieme a tutto il resto.

Forse in questi ultimi anni le cose sono cambiate. Oppure siamo di fronte a un copione che si ripete spesso nel nostro paese: quello degli imprenditori che prendono per i fondelli chi lavora, chiudendo la fabbrica e dando loro una speranza che, poco tempo dopo, si rivela una bufala. Dunque, dopo una protesta che fa tanto scalpore come quella dell’Asinara, come ti chiudo un’azienda in Italia? Ripercorriamo le tappe importanti della vicenda.

  1. Una decina di operai della Vinyls di Porto Torres, in cassa integrazione da pochi mesi, occupa il carcere abbandonato dell’isola Asinara in Sardegna. È il 24 febbraio 2010, e in cassa integrazione sono anche gli stabilimenti chimici di Ravenna e Porto Marghera in Veneto. L’occupazione parte, inizialmente, senza l’appoggio di sigle sindacali. Precedentemente, la produzione a Porto Torres era stata fermata con la chiusura del “cracking”, su cui i sindacati avevano firmato senza consultarsi coi lavoratori.
  2. L’azienda Vinyls era già stata rilevata, pochi mesi prima, dall’imprenditore veneto Fiorenzo Sartor, che l’aveva comprata dagli inglesi di Ineos. Questi ultimi, dopo anni di impegni sulla chimica mai mantenuti dall’Italia, avevano deciso di abbandonare il paese e le produzioni. Sartor viene identificato come il “salvatore della chimica” in Italia, un comparto che dà lavoro a migliaia di persone. Incredibilmente, riuscirà a fallire in un solo mese.
  3. Dopo una settimana di silenzio sulla protesta dell’Asinara – fatta eccezione per i media sardi – la protesta dell’Asinara sale alla ribalta dei media nazionali, grazie al boom di iscritti realizzato dal gruppo Facebook della protesta “L’isola dei cassintegrati” (diventeranno oltre 100mila in poche settimane). Gli operai finiscono in tv, in due puntate in diretta su “Annozero” di Michele Santoro, allora su Raidue, e in diverse puntate dello show “Tetris” di Luca Telese su La7. Ne parlano anche le principali testate giornalistiche, e così le radio. Sull’isola verranno a fare un servizio anche “Le Iene” di Italia1. Assieme ai giornalisti, arriva anche l’interesse e il sostegno di politici e partiti, locali e nazionali.
  4. La vertenza si smuove: c’è un’offerta di acquisto da parte dell’araba Ramco Trading. L’ENI e i rappresentanti del governo discutono per mesi al ministero dello sviluppo i dettagli riguardanti il costo delle materie prime, il prezzo di vendita, il ciclo del cloro e del pvc (materie plastiche) che comporta relazioni con altri impianti collegati, da Assemini in Sardegna a Porto Marghera in Veneto. L’interesse da parte degli arabi c’è: “Puntiamo a un grande progetto industriale basato sulla integrazione”, diceva alla stampa l’amministratore Anwar Al Qawasmi, “Per garantire un futuro sicuro e stabile nel medio-lungo periodo a tutto il personale che opera negli impianti del ciclo produttivo”.
  5. Susanna Camusso, allora vice segretario della Cgil, durante una visita all’Asinara si impegna: “Se dovesse sfumare l’accordo tra Ramco ed ENI per la cessione degli stabilimenti Vinyls la Cgil è pronta alla mobilitazione nazionale sotto il Ministero dello Sviluppo Economico”. Questo impegno, tuttavia, non verrà mai mantenuto.
  6. Ramco si ritira dalle trattative quando ormai la vendita sembrava cosa fatta. È il maggio del 2010, l’occupazione dell’Asinara va avanti da circa 80 giorni. A complicare le cose il giorno prima dell’attesa firma di vendita, il ministro dello sviluppo Scajola si dimette per il coinvolgimento nell’inchiesta sulle Grandi Opere. Il ministero richiama la Ramco, che non risponde. Le motivazioni, infine, a detta della stessa azienda hanno riguardato: “La richiesta economica fatta dai commissari per la vendita dei beni Vinyls, l’esclusione delle saline di Assemini e del parco serbatoi Utta dal pacchetto dell’ENI, e la concessione della banchina del sale all’ente portuale di Porto Marghera da parte di ENI”.
  7. Dopo alcuni mesi di stallo inizia una seconda trattativa col fondo svizzero russo Gita. È il 22 dicembre 2010 quando si firma un pre-accordo per la cessione degli impianti tra la Syndial (società del gruppo ENI) e Gita. ENI si impegna a cedere agli aspiranti acquirenti svizzeri alcuni asset strategici per il completamento del ciclo del cloro. Si spera di chiudere l’accordo entro febbraio.
  8. Il nuovo ministro dello sviluppo Paolo Romani si impegna sulla vertenza. In visita agli stabilimenti sardi di Porto Torres e in Veneto a Porto Marghera, il ministro afferma che: “La vertenza Vinyls sta per essere risolta”. A questo punto l’occupazione dell’Asinara va avanti da quasi un anno, mentre a Porto Marghera i veneti da settimane presidiano una torre dello stabilimento a 150 metri d’altezza. Romani dice di metterci la faccia: “Entro il 30 marzo ci sarà il passaggio totale da Vinyls a Gita”.
  9. Fallisce anche la trattativa con Gita. È il 16 aprile 2011, e in Veneto arriva la conferma che dei 100 milioni che Gita avrebbe dovuto versare non c’è traccia. Nonostante l’amministratore delegato, Giovanni Unali, avesse confermato solo pochi giorni prima che l’operazione sarebbe andata a buon fine. Il ministro Paolo Romani afferma che: “La difficile situazione finanziaria di Vinyls e le legittime aspettative dei suoi lavoratori non consentono ulteriori proroghe dei termini”.
  10. Rimane solo un’azienda interessata a compare Vinyls, fortemente caldeggiata dal ministero, è la croata Dioki. Che viene, però, travolta da uno scandalo: il proprietario Robert Jezic, viene arrestato nell’ambito di un’indagine per associazione a delinquere, corruzione e abuso di potere in cui è coinvolto anche l’ex primo ministro croato Ivo Sanader.
  11. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano riceve al Quirinale gli operai della Vinyls. È il 7 giugno 2011. Già in precedenza il capo dello Stato aveva espresso solidarietà ai lavoratori, rispondendo a una loro lettera. Pochi giorni dopo, gli ultimi operai rimasti all’Asinara lasceranno definitivamente l’occupazione, durata complessivamente oltre 500 giorni.
  12. Il nuovo ministro allo sviluppo del governo Letta, Flavio Zanonato, si impegna a risolvere la vertenza Vinyls. È il 28 maggio 2013, sono passati già due anni dall’occupazione dell’Asinara. La settimana precedente, gli operai veneti dello stabilimento di Porto Marghera sono saliti per l’ennesima volta sulla torre alta 150 metri da terra per protesta sullo stato della vertenza. In quell’occasione, il ministro ha contattato gli operai. La sentenza di fallimento, imminente, viene fermata e si convoca un nuovo tavolo al ministero. Gli operai veneti scendono dalla torre.
  13. Gli operai di Marghera occupano per l’ennesima volta la torre dello stabilimento a 150 metri di altezza. È il 18 settembre 2013, l’impegno del ministro Zanonato è risultato vano, gli stipendi non arrivano da mesi, e il fallimento è a un passo. Dopo 8 giorni di occupazione gli operai veneti ottengono 6 mesi di lavori socialmente utili, che i loro colleghi sardi hanno già iniziato.
  14. Arrivano le lettere di licenziamento per gli operai sardi e veneti della Vinyls. È il 24 aprile 2014, cala il sipario su una vertenza durata cinque anni. Gli operai della Vinyls ricevono le lettere durante le festività di Pasqua.
  15. Si celebra il piano sulla Chimica Verde come la soluzione per riportare al lavoro gli operai senza lavoro della chimica di base. Il progetto è iniziativa dell’ENI Versalis in partnership con Novamont. Scrive Repubblica il 23 luglio 2015: “È una scommessa sull'innovazione nella chimica verde che vale 3,7 miliardi di euro in sei anni e l'Italia si è conquistata un posto in prima fila battendo tedeschi e olandesi”. L’idea è utilizzare il cardo per produrre combustibili bio: “Sul progetto, che è stato sviluppato a Porto Torres, in Sardegna, nello stabilimento di Matrica, sono già stati investiti oltre 300 milioni di euro. l settore della bioeconomia in Europa vale 2.000 miliardi di euro e dà un impiego a oltre 22 milioni di persone”.
  16. Fallisce l’ipotesi chimica verde in Sardegna. I sindacati sardi scendono in piazza perché l’ENI ha manifestato l’intenzione di cedere Versalis. Si annuncia lo sciopero e un’assemblea dei sindacati a Roma. Dall’accordo di programma sulla chimica verde del 2011 sono cambiate molte cose. La Commissione Industria del senato convoca il 3 dicembre 2015 l’amministratore delegato di Versalis, Daniele Ferrari. Che spiega: “Nonostante tutti i nostri sforzi dobbiamo renderci conto che la nostra chimica è la numero 67 al mondo (…) necessita ulteriori investimenti e una partnership che ci continui a portare tecnologie”. Ferrari ridimensiona la notizia spiegando che si tratta solamente di una partnership, e non di cessione dell’ENI dalla chimica verde – quella che doveva salvare i posti persi con la chimica di base.

Ma la verità è che, viste tutte le tappe della vicenda Vinyls, è molto semplice sapere come andrà a finire.

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Michele Azzu è un giornalista freelance che si occupa principalmente di lavoro, società e cultura. Scrive per L'Espresso e Fanpage.it. Ha collaborato per il Guardian. Nel 2010 ha fondato, assieme a Marco Nurra, il sito L'isola dei cassintegrati di cui è direttore. Nel 2011 ha vinto il premio di Google "Eretici Digitali" al Festival Internazionale del Giornalismo, nel 2012 il "Premio dello Zuccherificio" per il giornalismo d'inchiesta. Ha pubblicato Asinara Revolution (Bompiani, 2011), scritto insieme a Marco Nurra.
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