Come mi sento dopo la Brexit: testimonianza di un italiano a Londra
Oggi a Londra c'è il sole. Un "evento" da queste parti, e la cosa fa sorridere considerato che siamo al 24 di giugno, laddove in molti altri paesi dell'Europa l'estate è cominciata già da un pezzo. Ma oggi qui non siamo più in Europa, e il 24 giugno 2016 verrà ricordato per ben altro. Sarà per sempre quel giorno in cui i cittadini del Regno Unito hanno confermato che loro, in Europa, non ci si sono mai sentiti per davvero. Stamattina per me poteva essere una giornata come tante altre. Molto meglio, anzi: oggi sono a casa dal lavoro, e proprio in vista (o nella speranza) di una bella giornata avevo organizzato un'intero giorno ricco di attività all'aperto, per divertimi un po' con la mia ragazza. Una visita al museo, un giro nel parco, una pizza, un po' di shopping e un cinema per la sera. Tutto questo dopo una bella colazione, e una commissione veloce.
"Immigrato": quella parola che in Italia viene pronunciata quasi sempre con una sfumatura negativa, e spesso identificata con l'accezione di "extra-comunitario". E nessuno dei due termini, in realtà, dovrebbe intendere niente di male. Il fatto che io fossi un cittadino all'interno di un paese dell'UE non mi rendeva meno immigrato di un moldavo, un indiano o un cinese. Come ognuno di loro, sono venuto in questo paese con i miei progetti, i miei obiettivi, le mie speranze. Ma, sinceramente, il fatto di poterci essere venuto dall'oggi al domani acquistando un semplice biglietto aereo – senza passaporto – mi ha sicuramente reso le cose più facili.
Quando ho fatto la richiesta del NIN, il numero per la previdenza sociale, e me la sono vista accettare nel giro di una settimana è stato un sollievo. Quando scandagliavo le ricerche di lavoro, e in calce leggevo sempre la postilla "per poter candidarsi occorre avere il diritto di lavorare nel Regno Unito", la vedevo come un privilegio. Quando sono andato in ospedale, e mi hanno accettato senza chiedermi altro se non il mio NIN e l'indirizzo di casa, mi sono sentito accolto.
I fautori del Leave per me erano politicanti antiquati dalle idee vetuste, che comunicavano in maniera stanca a una platea ancorata al passato. I sostenitori del Remain dibattevano con passione, carisma, chiarezza e coerenza, facendo appello a quell'idea di una grande comunità collettiva che è il sogno di questa Unione. Come potevano le cose andare diversamente? Eppure lo hanno fatto. Non è stata una vittoria schiacciante, certo, ma la democrazia è democrazia. Anche se quasi metà del Regno Unito voleva restare. Anche se la Scozia e l'Irlanda del Nord hanno votato in massa per non abbandonare. Questo paese lascerà l'Unione Europea. Con una sequela di conseguenze che per ora possiamo solo immaginare, ma che viste con gli occhi di oggi non fanno bene sperare per il futuro di noi immigrati.
Forse la sto vedendo un po' troppo nera. Dopotutto oggi è una bella giornata di sole. Un "evento" da queste parti. Usciamo fuori, proviamo a divertirci.