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Come Donald Trump vuole costruire il suo muro anti – immigrati

Il proposito di Trump sarebbe quello di costruire una barriera più estesa e meno discontinua di quella esistente: “Sarà un vero e proprio muro, non un muro giocattolo come ora”, ha detto in campagna elettorale. Ma dovrà fare i conti con i costi e con chi dovrà sostenerli.
A cura di Claudia Torrisi
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Durante i mesi di campagna elettorale per le presidenziali americane, Donald Trump ha più volte annunciato che, una volta eletto, avrebbe costruito "un grande, grande muro al confine meridionale degli Stati Uniti", una barriera che avrebbe pagato il Messico, che manda negli Usa "persone piene di problemi", che "portano droghe. Portano crimine. Sono stupratori".

A pochi giorni dalla cerimonia d'inaugurazione della presidenza Trump e del giuramento ufficiale, sembra che il proposito della costruzione del muro possa diventare concreto. Il neopresidente oggi  ha firmato un decreto che sblocca in via definitiva i fondi necessari per la costruzione della barriera. L'atto è il primo di una serie di azioni contro l'immigrazione, tra cui abbattere il numero di rifugiati negli Stati Uniti e bloccare l'afflusso di siriani e richiedenti asilo. È stato lo stesso Trump ad annunciare su Twitter "un grande giorno per la sicurezza nazionale" e la costruzione del muro.

Il presidente Usa ha firmato l'ordine durante un suo intervento al dipartimento di Sicurezza interna. Nelle stesse ore il ministro degli Esteri messicano, Luis Videgaray, è arrivato a Washington, per preparare la visita del presidente Enrique Peña Nieto, uno dei primi leader esteri a incontrare Trump.

Nonostante sia stato uno dei capisaldi della campagna elettorale del neopresidente, la costruzione di una barriera tra Usa e Messico è iniziata intorno alle metà degli anni novanta, durante la presidenza di Bill Clinton. A oggi i 3.200 chilometri di confine tra i due paesi sono intervallati da recinzioni discontinue che attraversano aree urbane, tra cui San Diego ed El Paso, e zone disabitate. Alcune parti sono state militarizzate, con sensori, telecamere e droni monitorati dalla polizia di frontiera – costituita per il 20,8% da reduci delle guerre in Iraq e Afghanistan. Un corpo per cui nel 2012 sono stati spesi 18 miliardi di dollari, più di tutti gli altri settori delle forze dell'ordine statunitensi. Nonostante questo ingente spiegamento di forze – e diverse denunce di illegalità commesse ai danni di cittadini messicani – né l'immigrazione, né il narcotraffico si sono fermati. Sostanzialmente il proposito di Trump sarebbe quello di costruire una barriera più estesa e meno discontinua: "Sarà un vero e proprio muro, non un muro giocattolo come ora", ha detto in campagna elettorale.

Uno dei punti problematici per la realizzazione del progetto del presidente è rappresentato dai costi. Per costruire la recinzione esistente – che comunque non è un muro – sono stati spesi sette miliardi di dollari. Per tirare su altri duemila chilometri di muro su diversi tipi di terreno secondo il Government Accountability Office sarebbero necessari circa 6,5 milioni di dollari per miglio per un singolo strato di recinto e altri 4,2 milioni per miglio per le strade e ulteriori barriere. Stime che non includono i costi di manutenzione. Ali F. Rhuzkan, un ingegnere di New York, ha stimato che il muro voluto da Trump richiederebbe circa 9.599 milioni di litri cubi di calcestruzzo.

La seconda questione riguarda chi dovrà sostenere queste spese. Nonostante la firma del decreto che sblocca i fondi, infatti, il Congresso dovrebbe approvare qualsiasi nuovo finanziamento per il muro. Tra l'altro non è ancora chiaro da dove arriveranno questi soldi: Trump continua a insistere che sarà il Messico a pagare, ma i leader del paese hanno sempre respinto questa possibilità. Lo ha fatto anche il presidente Enrique Peña Nieto, con un video messaggio su Twitter.

Anche James Cafano, che fa parte del team che ha guidato la transizione sulla sicurezza interna, ha ammesso alla BBC che la barriera con il Messico sarà necessariamente pagata, almeno in un primo momento, dal governo americano. Ipotesi confermata poi da Trump stesso, che all'ABC News ha detto che gli Stati Uniti anticiperanno i fondi per la costruzione, soldi che poi verranno "rimborsati" – ma non è ancora chiaro come. Altre ipotesi per il finanziamento paventate dal presidente Usa sono state l’aumento delle tasse sulle domande di visto, dazi più alti per le carte di attraversamento delle frontiere e tariffe commerciali sfavorevoli al commercio con il Messico.

Come hanno spiegato in un articolo sul New York Times tre professori della University of Chicago Law School, Daniel Hemel, Jonathan Masur e Eric Posner, il punto comunque è che il muro neanche raggiungerebbe lo scopo prefissato, ossia tenere lontani i cittadini stranieri dagli Stati Uniti: "A prescindere da quanto sarà alto, non impedirà ai trafficanti di scavare dei tunnel sotterranei, come avviene già per le recinzioni esistenti. In più, il muro non fermerà la maggior parte dei migranti irregolari, che oggi entrano negli Stati Uniti con un permesso che poi lasciano semplicemente scadere. Al contrario, uno studio ha dimostrato che barriere di questo tipo tendono a tenere i migranti irregolari all’interno di un certo territorio, più che impedirne l’arrivo".

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