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Colombia: il popolo non vuole l’accordo di pace con le Farc, al referendum vincono i ‘no’

Il complesso processo di pacificazione tra i governo e la guerriglia armata colombiana subisce un’inattesa battuta d’arresto. Una sconfitta per il presidente Santos e per il capo delle Farc, ‘Timochenko’, che lunedì scorso avevano firmato l’accordo di pace. .
A cura di Biagio Chiariello
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L'accordo di pace firmato lunedì scorso dal governo colombiano e dalla Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia per adesso esiste solo a parole. Il popolo colombiano ha infatti votato No al referendum che doveva ratificare gli accordi di pace firmati una settimana fa tra il presidente Juan Manuel Santos e le Farc (“sostiene l’accordo finale per terminare il conflitto e la costruzione di una pace stabile e permanente?” era la domanda alla quale erano chiamati a rispondere i votanti). Anche se, va detto, nel referendum che si è svolto ieri in Colombia i ‘no', il 50,21%, hanno superato di un soffio il ‘sì' all'applicazione dell'accordo, che sono arrivati al 49,78%. Sessantamila voti di differenza, praticamente. E’ di fatto una doccia fredda per l’esecutivo guidato dal presidente Juan Manuel Santos e abbatte pesantemente la sua leadership da tre anni impegnata in un negoziato appoggiato da tutto il mondo, Usa e Vaticano in testa. Un ko politico che inaugura una nuova fase di instabilità per tutta la Colombia, che non riesce a trovare la strada giusta per chiudere definitivamente 52 anni di conflitto armato.

Superato lo choc iniziale, il presidente, Juan Manuel Santos, ha assicurato i tanti colombiani che s'interrogano su un futuro incerto che ora cercherà un “dialogo” con tutte le forze politiche del Paese “per determinare insieme il cammino da seguire”. E che invierà una delegazione all'Avana per discutere come agire con le Farc. "Decideremo insieme quale sia il cammino dobbiamo intraprendere perché la pace sia possibile ed esca anzi rafforzare – ha detto – non smetterò di cercare la pace fino alla fine del mandato". Ha poi garantito che "il cessate il fuoco è bilaterale e definitivo". Da parte sua, il comandante delle Farc Rodrigo ‘Timochenko’ Londono ha confermato dall'Avana che il suo gruppo manterrà la sua posizione e la volontà di "usare solamente le parole come arma per la costruzione del futuro". A cantare vittoria è soprattutto l’ex presidente Alvaro Uribe, nemico giurato della guerriglia ed unico leader nazionale a schierarsi contro l’accordo. Uribe ha già detto che il suo partito, la formazione di destra Centro democratico, intende chiedere "un grande patto nazionale" per la pace che corregga gli “errori” dell'accordo negoziato dal governo con le Farc.

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