3.105 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Cocoricò, il manager: “Vogliono farci fallire, chiusura non risolve problema droga”

Arriva la replica del manager della discoteca di Riccione alla chiusura di 120 giorni decisa dalla questura dopo la morte del 16enne Lamberto Lucaccioni. Anche i dj in rivolta: “Problema è lo spaccio, non il locale”.
A cura di Biagio Chiariello
3.105 CONDIVISIONI
Immagine

“Più che una chiusura temporanea, si tratta di una chiusura definitiva dell'azienda, perché una chiusura di 120 giorni, se non sarà rivista dal Tar, è un provvedimento che porta al fallimento”. Sono le parole del direttore artistico e azionista della discoteca Cocoricò di Riccione, Fabrizio De Meis, in una conferenza stampa a Roma indetta insieme al portavoce della società, Luigi Crespi, dopo la decisione della Questura di Rimini di chiudere il locale per 4 mesi in seguito alla morte del 16enne Lamberto Lucaccioni per una overdose di ecstasy. "Oggi il Cocoricò è un'azienda chiusa", ripete più volte De Meis. "Noi la posizione sulla decisione del questore l'abbiamo presa, ma non abbiamo più altro da fare, se non il ricorso al Tar". De Mais non manca di esprimere il cordoglio alla famiglia del ragazzo, ma ricorda che "non è chiudendo il locale che si risolverà il problema, perché si ripresenterà. Occorre invece – conclude il general manager, anche uno dei cinque proprietari- ciò che abbiamo da tempo chiesto alla politica e alle forze dell'ordine ovvero il Daspo nelle discoteche a carico di chi commette reati, e il tampone obbligatorio per rilevare l'assunzione di droga all'ingresso dei locali".

Perché ha chiuso il Cocoricò

Il questore di Rimini, Maurizio Improta, nel motivare la decisione della chiusura del Cocoricò ha ricordato i morti legati allo “ballo” e anche due diffide ricevute dal locale per “spettacoli osceni”, l’ultima ad agosto 2014. Ma Crespi sostiene che De Meis “ha cercato di trasformare il Cocoricò, prima discoteca in Italia e sedicesima nel mondo, in un baluardo del divertimento sicuro e della lotta alla droga. Tutto ciò che è consentito per combattere lo spaccio è stato fatto: telecamere all’interno e all’esterno della discoteca, circa cento vigilantes che collaborano con forze ordine e hanno contribuito negli ultimi anni a centinaia di arresti”.

I dj contro la chiusura del Cocoricò

Contro la chiusura del locale si sono schierati comunque molti dj italiani. Come Claudio Coccoluto, dj di fama internazionale, che un paio di serate all'anno le fa anche nel locale: “Chiudere il Cocoricò, ma anche mettere i sigilli a tutti i locali d'Italia, non è un argine al problema vero che è quello della droga e dello spaccio. Non credo che uno spacciatore sia affezionato al Cocoricò e ora che è chiuso decida di mettersi in pensione: cercherà altri posti e li troverà. Si sta puntando l'indice contro il soggetto più semplice da colpevolizzare, e cioè una discoteca, ma lo spaccio – sottolinea Coccoluto – avviene nei posti più disparati”. Sulla stessa linea dj Ralf: “Secondo me il problema non è dentro i locali. I problemi si dovrebbero risolvere a monte e credo che la chiusura del Cocoricò sia mettere la polvere sotto il tappeto”.

3.105 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views