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Classifica del benessere: l’Italia perde altre due posizioni

La fotografia del benessere globale nel Social Progress Index di Harvard: il Belpaese è scivolato dal 29esimo al 31esimo posto della graduatoria piazzandosi dietro Slovenia, Estonia, Cile e Costarica. Tra i nostri mali c’è la corruzione.
A cura di Susanna Picone
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Il quadro che viene fuori dalla classifica del benessere 2015 – la Social Progress Index stilata da Michael Porter dell’Università di Harvard – non è dei più rosei per quanto riguarda il Belpaese. Oltre alla crisi economica, infatti, l’Italia deve fare i conti anche con quella “interiore” dei cittadini. La Social Progress Index misura la qualità della vita in 133 Paesi valutando – oltre il prodotto interno lordo  –  58 parametri “sociali” tra cui tutela dell'ecosistema, sicurezza, sanità, libertà politica e d'espressione ed accesso a educazione e risorse. In questa classifica l’Italia si posiziona (scendendo di due gradini) al 31esimo posto. Siamo dietro a Slovenia, Estonia, Cile e Costarica, mentre in testa alla classifica troviamo nell'ordine Norvegia, Svezia, Svizzera, Islanda e Nuova Zelanda. Gli Stati Uniti – prima potenza globale se si guarda solo all’economia  –  arrancano in 16esima posizione, penalizzati per l’accessibilità al sistema sanitario, razzismo, obesità e spreco dell'acqua. L’Italia è seconda nella classifica della vita media (viviamo in media 82.9 anni), dietro al Giappone, grazie anche a un buon sistema sanitario. Dalla ricerca è emerso che non conosciamo il senso della parola fame, abbiamo 1,59 abbonamenti a cellulari per abitante  –  un lusso che pochi possono permettersi –  un tasso di mortalità infantile bassissimo e un ottimo sistema d'istruzione di base.

Ma il rovescio della medaglia sono gli obesi (17,6% della popolazione), la scarsa attenzione all'ambiente, la corruzione, la criminalità e i troppi studenti fuori corso. Preoccupante anche il dato sulle persone che non si sentono davvero padrone della loro vita: solo il 61 per cento degli italiani dice di essere libero di fare le proprie scelte esistenziali. Cifra che ci condanna al 91esimo posto di questa graduatoria dietro Yemen, Mali, Nepal e Libia. L'elenco delle insufficienze in pagella comprende inoltre la corruzione che porta l’Italia al 52esimo posto al mondo, l'accesso a edilizia agevolata e internet e la criminalità percepita, dove scendiamo in 93esima posizione. Sul versante dell'apertura all'omosessualità siamo 27esimi, mentre sull'accesso ai metodi di contraccezione siamo 80esimi, testa a testa con Laos e Malawi. La fotografia della ricerca racconta che i Paesi più aperti all'omosessualità sono Olanda, Spagna e Islanda.

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