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Cinque cose che forse non sapete su San Michele, il principe degli angeli

Per i cristiani è uno dei tre arcangeli, l’unico citato per nome nel Nuovo Testamento; per i musulmani ha istruito Maometto; per i testimoni di Geova è Gesù sotto altro nome.
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Il 29 settembre i cattolici celebrano solennemente la festa di san Michele arcangelo, il “principe delle milizie celesti”, la forza celeste che scacciò negli inferi Satana e gli altri angeli ribelli a Dio. San Michele è l’unico arcangelo citato per nome nel Nuovo Testamento, a differenza di Gabriele e di Raffaele. E’ patrono dei poliziotti, dei paracadustisti della “Folgore”, dei radiologi, dei farmacisti, dei fabbricanti di bilance, dei giudici e dei droghieri. Pensate di sapere tutto su uno dei santi più potenti? Ecco cinque cose di cui, forse, non siete ancora a conoscenza.

Il suo nome è il suo grido di battaglia
Il nome “Michele” viene dall’ebraico Mich’el, tradotto il latino con la locuzione “Quis ut deus?” che spesso viene raffigurati nei quadri che lo vedono protagonista. Semplicemente, il suo nome corrisponde al suo grido di battaglia: Michele lo gridò mentre si scagliava contro gli angeli che avevano avviato la rivolta contro Dio, per precipitarli nelle fiamme eterne.

Per i musulmani è l’istruttore di Maometto
L’arcangelo Michele è citato anche nel Corano, in particolare nella sura II, versetto 98, dove si legge: “chi è nemico di Allah e dei suoi angeli e dei suoi messaggieri e di Gabriele e di Michele, ebbene sappia che Allah è il nemico dei miscredenti”. Secondo la tradizione islamica, Michele, insieme a Gabriele, rispetto al quale è considerato un angelo di pari grado, avrebbe istruito il profeta Maometto sulla volontà di Allah.

Per i testimoni di Geova Michele e Gesù sono la stessa persona
I testimoni di Geova, che non sono considerati cristiani né dai cattolici né dai protestanti né dagli ortodossi anche per questo motivo, ritengono che Gesù Cristo e l’arcangelo Michele siano la stessa persona sulla base di alcune loro interpretazioni della Bibbia. Secondo una teoria ritenuta eretica dalle confessioni cristiane, “Michele” è il nome di Gesù prima della sua discesa sulla terra. Non solo: Gesù avrebbe ripreso il nome di Michele dopo la sua resurrezione ed il ritorno in cielo, quando tornò a ricoprire il ruolo di capo degli angeli.

Chi gli è devoto deve svolgere attività di volontariato
Chi vuole mostrare devozione a san Michele deve proteggere i più deboli, proprio perché san Michele viene considerato difensore degli ultimi. E’ una cosa buona dare un contributo alle forze di polizia, di cui è patrono, magari partecipando alle attività di associazioni che si richiamino a quell’esperienza. L’alternativa, che sarebbe gradita al santo, è quella di effettuare volontariato ed opere di bene nei confronti dei bisognosi.

La preghiera più famosa scritta da un Papa
La preghiera più famosa a Michele è quella che comincia con “San Michele arcangelo, difendici nella lotta” e fu scritta da papa Leone XXIII nel 1884. Si racconta che il pontefice, dopo aver terminato di celebrare la messa nella sua cappella in Vaticano, restò immobile per una decina di minuti, come in uno stato di trance. Si alzò di scatto e, con espressione turbata, senza dire una parola, si recò nel suo studio. Di getto, scrisse di suo pugno la preghiera che è giunta fino a noi. Successivamente raccontò di aver avuto una terribile visione dell’inferno e di san Michele che ricacciava nelle tenebre gli spiriti maligni. Diede subito ordine di far stampare la preghiera e di inviarla a tutti i vescovi nel mondo, comunicando che avrebbero dovuto farla al termine di ogni messa. Questo obbligo è caduto dopo il Concilio Vaticano II, conclusosi nel 1965.

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