2 CONDIVISIONI

Cinisi, è morto a 100 anni Procopio di Maggio. Era il boss più longevo al mondo

Era l’unico padrino della “cupola” mafiosa rimasto in libertà. Ritenuto un fedelissimo di Provenzano e Riina, perr lui non ci saranno funerali in grande stile, come successo per il suo centesimo compleanno. Vietati dal questore.
A cura di Biagio Chiariello
2 CONDIVISIONI
Immagine

Lo scorso 6 gennaio aveva festeggiato in gran stile i 100 anni. Oggi, Procopio Di Maggio, il capomafia più anziano del mondo, l'unico padrino della Cupola di Totò Riina rimasto in libertà, è morto per cause naturali. Se ne è andato nella sua casa di piazza Martin Teresa a Cinisi, lo stesso comune che aveva dato i natali a Peppino Impastato. Per lui, però, non ci saranno i funerali che forse avrebbe voluto: il questore di Palermo ha infatti emesso un’ordinanza per vietare le esequie pubbliche. Lo ha fatto probabilmente anche per evitare il ripetersi delle riverenze viste a gennaio in occasione del centenario del boss: quella festa in un locale con parenti e amici, con tanto di giochi pirotecnici, non era piaciuta a molti. In quell’occasione Di Maggio fu sanzionato amministrativamente e denunciato per inosservanza di un atto amministrativo: quella, appunto, che proibiva di fare giochi di fuoco a Cinisi.

Ritenuto un fedelissimo dei boss dei boss, Bernardo Provenzano e Toto Riina, Don Procopio era riuscito a scampare a due attentati: nel 1983 e nel 1991. Condannato nel maxiprocesso istruito dai giudici Falcone e Borsellino, era sempre rimasto in libertà, nonostante le gravissime accuse (si parla di una ventina di omicidi), a differenza del figlio, condannato all'ergastolo (un altro rimase vittima di un attentato nel settembre 2000 e ritrovato in mare nelle acque di Cefalù). Nel 1981, dopo l'espulsione di Gaetano Badalamenti e l'omicidio del fratello Antonino, Di Maggio era diventato capo del mandamento di Cinisi, appoggiato dai clan dei corleonesi di Totò Riina. Eppur a quel cronista de L'Unità che andò a trovarlo nella sua casa qualche tempo fa, era l'agosto 1996, disse: "La mafia per me non esiste. Non ho mai sentito parlare di Cosa nostra se non dai giornali e dalla tv. Certo i morti in questi anni ci sono stati a Palermo e qualcosa per spiegarli ci dev'essere, ma di mafia non ho sentito parlare. E poi i pentiti: sono vigliacchi di personalità. Io devo pentirmi solo della fame che ho".

2 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views