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Cina, 16enne fa morire di fame la mamma: l’aveva mandata in un centro di disintossicazione da Internet

La ragazza sarebbe stata costretta a mangiare direttamente dal water e ripetutamente abusata dal personale del ‘centro di recupero’ dove era stata mandata dai genitori per superare la sua dipendenza da Internet. Una vicenda che riporta alla ribalta i famigerati ‘boot camp’ cinesi, dove il personale farebbe ricorso anche all’elettroshock per ‘curare’ i pazienti.
A cura di Biagio Chiariello
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Un caso sconvolgente di matricidio in questi giorni sta facendo tornare sotto i riflettori nazionali (e non solo) i famigerati ‘boot camp’ (campi di addestramento militari) per curare la dipendenza da Internet in Cina. Venerdì scorso, una ragazza di 16 anni di nome Chen Xinran è stata fermata per l'omicidio di sua madre Li Xiaomei. Per una settimana, la giovane aveva tenuto la mamma prigioniera, legato ad una sedia, facendola morire di fame lentamente. Non è tutto. Chen ha inviato foto e video della genitrice sotto tortura a sua zia, chiedendo denaro per il suo rilascio. Soldi che sono arrivati, ma per la donna ormai già non c’era più nulla da fare. La 16enne ha chiamato un'ambulanza, per poi far perdere le proprie tracce, secondo quanto scrive il quotidiano cinese The Paper. In precedenza, Chen avrebbe tentato di pugnalare il padre con un coltello durante una lite. L’uomo era stato poi costretto alle cure in ospedale.

Una vendetta contro i genitori

La polizia non ha ancora annunciato il motivo del risentimento della 16enne nei confronti dei genitori.  Ma secondo quanto scrivono i giornali locali, che ricostruiscono il diario della ragazza su un social network, Chen all'inizio di quest'anno sarebbe stata portato con forza da due uomini all’”Accademia per la Difesa della Scienza e Tecnologia” di Jinan nello Shandong, oltre mille chilometri lontana da casa. Il sito web del centro afferma che, da quando è stato fondato nel 1996, ha contribuito a curare 7.000 ragazzi dalla loro dipendenza da Internet. Chen passava intere giornate davanti al computer, ed era arrivata addirittura a lasciare la scuola. Così i suoi genitori hanno sperato che l’esperienza del boot camp potesse funzionare anche con lei. Ma durante il suo periodo all’”Accademia”, Chen afferma di essere stata regolarmente picchiata e abusata dai membri del personale "per nessuna ragione". Dopo quattro mesi d'inferno, Chen è fuggita a casa. Il suo unico obiettivo era vendicarsi dei genitori. E così ha fatto.

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I pericoli dei centri per la dipendenza da Internet

Finora, i media cinesi non sono riusciti ad avere accesso all'accademia o a parlare con dei funzionari legati alla struttura per capire cosa accade all'interno dei ‘boot camp’. Tuttavia, dopo che la storia di Chen ha ottenuto risonanza mediatica, alcuni suoi ex compagni di classe presso l'”Accademia” hanno denunciato a loro volta le violenze e i maltrattamenti subiti durante l’esperienza di disintossicazione da Internet, non solo a Jinan, ma anche negli altri circa 250 centri di recupero in giro per la Cina. Alcuni addirittura hanno sostenuto di essere stati sottoposti alla terapia dell’elettro-shock. Altri sarebbe stati costretti a mangiare direttamente dal gabinetto.

Un caso che non è unico in Cina

Abusi che, a ben vedere, sorprendono fino ad un certo punto.  Nel 2009 il quindicenne Deng Senshan è deceduto in seguito alle percosse subite il primo giorno di cura al Qihang Salvation Training Camp di Nanning. La tragedia ha avuto come conseguenza la stesura da parte del Ministero della Salute cinese, dei criteri che questi boot camp devono seguire, che includono il divieto di punizioni corporali, di operazioni chirurgiche dannose e di isolamenti forzati. Risultato? L’anno dopo è stata diffusa la notizia che un altro adolescente, Chen Shi, era stato picchiato a morte in un'altra struttura nella provincia dello Hunan.

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