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Ci sono posti nel mondo in cui l’amore è illegale

In tredici paesi del mondo gli omosessuali vengono condannati a morte, in molti casi in applicazione dei dettami della Sharia islamica. In 75 stati del mondo, invece, l’omosessualità è dichiarata illegale e i presunti colpevoli rischiano una condanna che può arrivare fino all’ergastolo.
A cura di Charlotte Matteini
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omofobia russia

Ogni anno, il 17 maggio, si celebra la giornata mondiale contro l'omotransfobia, una ricorrenza promossa dall'Unione europea nel 2004, ideata dall'attivista per i diritti umani Louis George Tin. La scelta del 17 maggio non è casuale. Proprio in quella data, nel 1990, l'Organizzazione mondiale della sanità decise di rimuovere l'omosessualità dall'elenco delle malattie mentali definendola “una variante naturale del comportamento umano". Prima di allora, l'omosessualità figurava nel "Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali" pubblicato dall'American Psychiatric Association nel 1952, come disturbo sociopatico di personalità.

E poi, ancora, nel 1968, venne invece classificata come disturbo mentale non psicotico, ovvero una deviazione sessuale al pari della pedofilia, secondo gli standard dell'epoca. Grazie alla decisione presa della comunità scientifica internazionale nel maggio del 1990, iniziò il percorso per la decriminalizzazione dell'omosessualità nel mondo, un percorso che però solo in alcuni Paesi è stato portato a compimento, in altri, nonostante siano ormai passati 26 anni, resiste l'idea che le persone omosessuali siano in qualche modo "deviate", "perverse",  e questa devianza necessiti una punizione, punizione che passa dall'arresto, al carcere fino alla pena di morte.

Ancora oggi, nel 2016, sono infatti 75 i Paesi del mondo in cui l'omosessualità viene punita con il carcere, mentre 13 si riservano il diritto di applicare la condanna a morte. E' quanto emerge dall'undicesimo rapporto dell'International Lesbian, Gay, Bisexual and Trans and Intersex  association (Ilga), organizzazione mondiale che dal 1978 si occupa della salvaguardia dei diritti delle persone Lgbt, e realizzato grazie al supporto di Riwi Corp, compagnia canadese specializzata nella rilevazione e analisi di dati statistici. In 75 stati del mondo, alcuni dei quali appartenenti all'Organizzazione mondiale delle Nazioni Unite, resistono legislazioni che puniscono le pratiche omosessuali e l'espressione di tale orientamento con l'arresto e il carcere. In 75 paesi del mondo, gli omosessuali non possono vivere la propria vita come meglio credono. In 75 paesi del mondo, ancora oggi, nel 2016, le persone omosessuali devono nascondersi per poter amare il proprio compagno di vita, o scappare dalla propria terra natia.

 

In Sudan, Iran, Arabia Saudita, alcune provincie della Nigeria, Somalia del Sud, Afghanistan, Pakistan, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Mauritania, Iraq, Daesh e Yemen, nel codice penale è prevista la possibilità di applicare la condanna a morte per chi viene sorpreso a commettere atti contrari alla morale pubblica. La ricerca evidenzia però che, nonostante in Afghanistan e Pakistan sia prevista la pena di morte per gli omosessuali, non si hanno notizie sulla reale applicazione della stessa.

Complessivamente, in 75 Stati del mondo essere omosessuali è illegale e la sodomia viene punita con l'arresto e il carcere, ma solo in 45 di essi viene prevista una condanna per le relazioni omosessuali tra donne. Le condanne vanno dall'arresto del presunto colpevole, fino all'ergastolo. Negli ultimi 3 ani, si evince dal rapporto Ilga, ammonta a 49 il numero degli Stati che hanno arrestato, condannato o perseguitato persone omosessuali. In 14 Paesi, tra cui figurano Tanzania, Uganda, Zambia Etiopia, Trinidad e Tobago, Barbados, Antigua, India e Oman, sono previste condanne che vanno da un minimo di 15 anni fino all'ergastolo; in 25 di essi è prevista una condanna in carcere da 8 a 14 anni (Gambia, Belize, Sierra Leone, Seychelles, Nigeria, Bangladesh, Kenya e Sri Lanka), in altri 19 invece si va da un minimo di 3 a un massimo di 7 anni (Senegal, Guinea, Ghana, Botswana, Egitto, Marocco, Libia Algeria) e infine in otto stati è previsto l'arresto e una pena da 1 mese a due anni di galera (Turkmenistan, Bhutan, Liberia).

In Cina, invece, l’omosessualità è ancora considerata una condizione "anormale" che viene curata con una sorta di terapia ripartiva a base di scariche elettriche. In India, l'omosessualità era stata depenalizzata nel 2009, ma pochi anni dopo è tornata a essere considerata illegale e pertanto il codice penale del Paese prevede una condanna pari a 10 anni di carcere per punire "i rapporti carnali contro l’ordine della natura”. In Russia, esiste invece il divieto alla propaganda omosessuale che prevede pesanti sanzioni per artisti, attori e comuni cittadini che vengano colti a esprimere pubblicamente un'opinione sulla situazione degli omosessuali. Nonostante la Duma lo scorso gennaio abbia respinto l'inasprimento delle sanzioni destinate a chi metta in atto comportamenti contrari alle relazioni sessuali tradizionali, l'associazione per i diritti umani Human Rights Watch denuncia il persistere di un clima di persecuzione e discriminazione contro gli omosessuali e gli attivisti impegnati nella causa.

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