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Christina, rapita dall’Isis a tre anni. La mamma la cerca ovunque: “L’avete vista?”

In Iraq, una mamma cristiana si reca ogni giorno tra le migliaia di sfollati dei campi d’accoglienza stringendo fra le mani la foto di una bella bambina sorridente. E’ il ritratto di sua figlia, Christina, rapita quando aveva solo tre anni dagli estremisti dell’Isis.
A cura di Mirko Bellis
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Un'impresa quasi disperata quella di una mamma cristiana provata da anni di sofferenze: trovare la figlia tra le migliaia di iracheni scappati dall'oppressione del sedicente Califfato islamico. Stringe fra le mani il ritratto di Christina, una bimba sorridente, rapita quando aveva solo tre anni dai fanatici dell’Isis. Chiede a chiunque incontri sue notizie nella speranza di riabbracciarla sana e salva. Non sono pochi i campi che accolgono le persone fuggite e ogni centro d’accoglienza ospita fino a diecimila persone, ma la mamma di Christina non si perde d’animo e li sta girando ad uno ad uno.

Nel luglio del 2014, dopo l’occupazione di Mosul e della Piana di Ninive da parte degli uomini di Al Baghdadi, più di 70.000 cristiani abbandonarono la zona. Fu in quei drammatici momenti che Christina fu strappata ai genitori. La mamma ora vive nel campo profughi di Bahraka, vicino a Erbil, nel Kurdistan iracheno. In questo centro convivono migliaia di famiglie scappate da Qaraqosh, la città cristiana più importante dell’Iraq occupata per due anni dalle bandiere nere dell’Isis. La storia del pellegrinaggio di questa mamma ha cominciato a diffondersi e in tanti si stanno mobilitando per aiutarla a ritrovare Christina, una graziosa bambina che adesso avrebbe sei anni.

"Mio marito era cieco e malato, non poteva fuggire – ha raccontato la donna ai reporter di Al Arabiya – così ho detto ai miei figli più grandi di lasciare la città”. “Siamo rimasti da soli con la nostra bambina più piccola, Christina. Pensavamo di essere al sicuro ma non immaginavamo quanto gli uomini dell’Isis potessero essere crudeli”, ha proseguito. “Come si può fare del male ad una bambina come lei o ad una donna?” si chiede sconsolata. “Ci hanno detto che se non ci fossimo convertiti all'Islam avremmo dovuto pagare la jizya (la "tassa" imposta dagli estremisti islamici ai credenti di altre religioni) o abbondare subito la città. Ho risposto loro che avevamo bisogno di tempo per decidere. Mio marito stava guarendo e così decidemmo di fuggire assieme a Christina. Purtroppo l’hanno catturata prima che potessimo scappare”. “Quando alcuni giorni dopo sono andata a vedere il loro capo a Qaraqosh – prosegue il suo racconto – sono rimasta molto sorpresa. L’uomo teneva la mia bambina tra le sue braccia”. “Ho pianto, l’ho supplicato ma come risposta mi ha fatto cacciare da uno dei suoi uomini”. “Mi hanno detto che mi avrebbero tagliato la testa se fossi rimasta solo un altro giorno in città. Sono partita assieme a mio marito con il cuore che mi scoppiava”, ricorda quel terribile momento.

In tutto questo tempo la mamma di Christina non ha mai smesso di sognare di riabbracciare la figlia. Durante questi lunghi tre anni, alcuni intermediari di Qaraqosh e di Mosul hanno contattato gli uomini del Califfato per riavere la bambina. Le trattative, però, non hanno dato alcun risultato. L’unica cosa che la mamma ha ricevuto è una foto recente di Christina in cui la piccola appariva in buona salute. Ma gli stessi uomini l'hanno avvertita di non continuare a cercarla. Non sono chiari i motivi per cui uno dei capi dell’Isis – un tunisino sui cinquant'anni – ha scelto di tenere con sé Christina. Il destino di violenza e abuso dei tanti cristiani iracheni sequestrati dai jihadisti purtroppo non lascia ben sperare. Ma, nonostante il dolore e la disperazione, sua mamma continua la ricerca. Prega ogni giorno di riabbracciarla e per quel sogno percorre decine di chilometri ogni settimana visitando i campi d’accoglienza.  “Quando distribuiscono dei vestiti ai rifugiati – conclude con gli occhi pieni di lacrime – scelgo qualcosa di appropriato per la sua età nella speranza che un giorno possa indossarli”.

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