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Chiesta archiviazione delle accuse contro il papà di Renzi. L’uomo: “Me l’aspettavo”

La Procura chiude le indagini e chiede l’archiviazione delle accuse per bancarotta fraudolente a danno di Tiziano Renzi. Ora si attende la decisione del gip.
A cura di Redazione
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UPDATE – Tiziano Renzi, padre del Presidente del Consiglio, ha commentato brevemente la richiesta di archiviazione nei suoi confronti: "Non parlo, sono in apnea. Anzi: in letargo…". Poi, quando apprende dal cronista della decisione della procura di Genova di chiedere l'archiviazione dell'inchiesta per bancarotta fraudolenta che lo vedeva coinvolto in relazione alla societa' Chil Post, dice: "Hanno chiesto l'archiviazione? Sì, è una buona notizia. Vuol dire che avevano elementi per farlo. Un po' – si limita ad aggiungere – me l'aspettavo".
Indagini chiuse e richiesta di archiviazione. Potrebbe giungere così a termine la vicenda giudiziaria che ha coinvolto il padre di Matteo Renzi, Tiziano, in un caso di bancarotta fraudolenta. Sarà tuttavia il gip a dover decidere se accogliere o meno la richiesta di archiviazione. L'indagine è iniziata dopo il fallimento della Chil Post srl, che non era più di proprietà di Tiziano Renzi. Nell'ambito del fallimento, Gian Franco Massone, un uomo ligure di 75 anni, ha acquistato la società, con dei debiti acquisiti precedentemente e che Tiziano Renzi non avrebbe mai saldato. Nel 2007 la società, diventata Chil Post Srl da Chil srl, fatturava 7 milioni di euro. La ditta, che si occupava di distribuzione di giornali e campagne pubblicitarie, è stata intestata anche al figlio Matteo e ai suoi fratelli tra il 1999 e il 2004. Nel 2003 la famiglia Renzi fu coinvolta nelle prime polemiche, dato che Matteo, candidatosi come Presidente della Provincia di Firenze, venne assunto come dirigente della sociatà subito dopo averne ceduto le quote e a 11 giorni dalla sua "discesa in campo". Da tempo, però, il papà aveva riferito ai giudici che "Matteo non c'entra niente".

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