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La Chiesa non pagava l’Imu e ora non pagherà la Tasi

Stando alla bozza definitiva del decreto, sugli immobili di proprietà della Santa Sede il dl ‘Salva-Roma’ prevede per la Tasi le stesse esenzioni dell’Imu.
A cura di Biagio Chiariello
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Col passaggio dall'Imu alla Tasi non cambierà nulla per gli immobili di proprietà della Chiesa. Ciò vuol dire che gli edifici che non pagavano prima, non pagheranno neppure ora. E' quanto si legge nella bozza definitiva del decreto legge ‘Salva-Roma' varato la settimana scorsa dal Consiglio dei Ministri, di cui l'AGI è entrata in possesso. La versione finale del dl dovrebbe essere pubblicata questa sera in Gazzetta Ufficiale. Nello specifico l'esenzione si applicherà alle sole parti dell'immobile che vengono utilizzate per lo svolgimento delle "attività meritevoli, con modalità non commerciali". Resta anche l'esenzione per i 25 immobili della Santa Sede, esentati grazie all'ex-territorialità garantita dai Patti Lateranensi. Restano invece soggetti alla tassazione gli immobili della Chiesa destinati a usi commerciali. Saranno esenti i terreni agricoli.

Nel dettaglio, il decreto prevede che i Comuni possano prevedere un ulteriore aumento fino allo 0,8 per mille delle aliquote Tasi "a condizione che siano finanziate" detrazioni d'imposta o altre misure relative alle abitazioni principali e alle unità immobiliari a esse assimilate tali da generare effetti corrispondenti a quelli dell'Imu. Il Comune decreta le scadenze di pagamento della Tari e della Tasi prevedendo solitamente almeno due rate a scadenza semestrale e in modo anche differenziato con riferimento alla Tari e alla Tasi. Resta consentito il pagamento in un'unica soluzione entro il 16 giugno di ciascun anno. Il versamento dovrà verificarsi tramite modello F24 o bollettino postale. Si prevede un contributo a favore dei Comuni di 625 milioni di euro per il 2014.

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