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Chiesa, Galantino torna all’attacco: “Politica harem di cooptati e furbi”

Monsignor Galantino, segretario della Cei, attacca nuovamente chi “specula” sulle tragedie dell’immigrazione: “I populismi sono un crimine di lesa maestà di pochi capi spregiudicati”.
A cura di Davide Falcioni
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Monsignor Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, torna all'attacco e lo fa proprio nel giorno in cui rinuncia a recarsi a Trento, dove avrebbe dovuto tenere una lectio magistralis in onore di Alcide De Gasperi, proprio per evitare di "rafforzare polemiche o anche semplicemente di allontanare il momento del rasserenamento di un clima invano esasperato". Come si ricorderà il capo dei vescovi la scorsa settimana si era duramente scagliato contro i "piazzisti da quattro soldi in cerca di voti" sul tema dell'immigrazione, anche se non aveva risparmiato critiche persino al governo, giudicato "del tutto assente".

Naturalmente le affermazioni del prelato non erano passate in osservate tra la maggioranza e l'opposizione, con Salvini che l'aveva definito "vescovo comunista" e il governo che aveva definito i suoi giudizi "ingenerosi". Ebbene, l'assenza di Galantino a Trento doveva rappresentare l'occasione per distendere un clima tesissimo: "Mi sono convinto – ha scritto in una lettera – che la disponibilità a fare un passo indietro a volte sia la via migliore affinché alcune idee di fondo e alcuni valori si accreditino, puntando ad affermarsi". E riguardo la politica, il capo della Cei ritiene sia "ben altro" rispetto a "un puzzle di ambizioni personali all’interno di un piccolo harem di cooptati e di furbi". Frase, quest'ultima, che non mancherà di far discutere, ma che va inquadrata nel contesto di un intervento molto vasto (16 pagine) in cui Galantino, analizzando la figura di De Gasperi, sostiene che la democrazia "non è soltanto una forma di governo, ma la condizione necessaria per esercitare in positivo le libertà individuali, civili e sociali", un autentico "metodo di vita, un’aspirazione al riconoscimento della dignità delle persone e dei popoli". Il popolo, quindi, "non è soltanto un gregge, da guidare e da tosare, ma il soggetto più nobile della democrazia e va servito con intelligenza e impegno, perché ha bisogno di riconoscersi in una guida, mentre i populismi sono un crimine di lesa maestà di pochi capi spregiudicati".

Galantino, stando a quanto spiega Avvenire, avrebbe motivato ieri sera anche i suoi interventi dei giorni scorsi. "Sono stato fin troppo chiaro, qualcuno ha scritto "rude", negli interventi di questi ultimi giorni, almeno quelli non inventati, sui drammi dei profughi e dei rifugiati: nessun politico dovrebbe mai cercare voti sulla pelle degli altri e nessun problema sociale di mancanza di lavoro e di paura per il futuro può far venir meno la pietà, la carità e la pazienza".

Le parole di Galantino, e gli ennesimi riferimenti ai "populisti che speculano sulle migrazioni", non sono passate inosservate nella destra italiana, con Salvini che ha replicato duramente: "Non so da quale uovo di Pasqua sia uscito Galantino". "Non è un problema Salvini contro i vescovi, è un problema di questo Galantino e pochi altri che sono più a sinistra di Rifondazione comunista. Non ce l'ho con la Chiesa. Ce l'ho con due o tre vescovi che dovrebbero andare in giro con la bandiera rossa, invece che mettere la tonaca".

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