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Chi si finge malato per farsi gli affari suoi è ‘furbo’ o ‘stronzo’?

Vladimir Luxuria afferma che chi si dà falsamente malato per poi farsi i fatti suoi non è ‘furbo’, ma ‘stronzo’. Non ha torto, ma vediamo insieme come si può raffinare un’affermazione del genere.
A cura di Giorgio Moretti
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"Le persone che usano la malattia per poi farsi i fatti propri, perché in realtà non stanno male, smettiamola di chiamarli ‘furbi', perché generalmente il termine furbizia si riferisce anche all'intelligenza, chiamiamoli col loro vero nome, ‘stronzi'."

Questo è l'appunto terminologico che Vladimir Luxuria fa, intervenendo nel programma di Rete 4 "Dalla vostra parte", confrontandosi con un autista ATAC che (si dice nel programma) mentre era in malattia si esibiva come cantante. In effetti, per descrivere il carattere di chi abusa dei suoi diritti dandosi malato per avere agio di fare altro, è importante cercare termini che non lascino spazio ad ambiguità positive. Ma la soluzione proposta da Luxuria, per quanto emotivamente ricca, può essere raffinata.

Infatti ‘stronzo' è una parola molto vasta, che comprende in sé un gran numero di attributi negativi: vediamo allora (a puri fini di educazione linguistica) alcune specificazioni (aggettivi e sostantivi) che, di caso in caso, si attagliano meglio a descrivere questo peculiare tipo di ‘stronzo'.

Profittatore
Forse è il più preciso e compassato. Il profittatore coglie l'occasione per trarre un ingiusto profitto da cose o persone. In questo genere di casi siamo proprio davanti a qualcuno che decide di trarre beneficio dall'abuso di un diritto fondamentale.

Incivile
L'incivile non sa (o non vuole) comportarsi secondo le regole della ‘città', l'aggregato sociale in cui le regole di convivenza sono più stringenti. Manca di civiltà. Il che si può tradurre nell'eccesso egoista di chi toglie qualcosa alla collettività a proprio esclusivo e indebito favore.

Opportunista
Simile al profittatore, il vantaggio che si prende è però più generico. Diciamo che l'opportunista sa acchiappare la palla al balzo, e sfruttare la situazione a proprio pro – in un'ottica che però è invariabilmente negativa.

Criminale
Qui si va sul pesante, ma è una qualifica senza sbavature. Nei casi in cui l'abuso del diritto all'assenza per malattia configuri una truffa, l'applicazione del termine ‘criminale' risulta quasi automatico: la truffa è un delitto, lo stigma ne consegue.

Vile
Una qualifica morale. Il vile non è solo il codardo, ma anche il meschino (parola che peraltro potrebbe pure essere nell'elenco). Impiegare un istituto civile e costoso come l'assenza per malattia per i propri comodi, beffando la situazione delicata e spiacevole della malattia stessa, può ben dirsi vile.

Spregevole
Parola buona quando si voglia esprimere una forte carica emotiva di giudizio, senza però perdere la finezza. Quella che descrive è una pesante mancanza di pregio morale: osservazione, peraltro, piuttosto nobile.

Sleale
Questo aggettivo richiama il tradimento di una regola, anzi di un patto. Quell'inosservanza delle regole propria dell'incivile qui si eleva a colpevole doppiezza, stracciando l'onorevole lealtà.

Falso
Attenzione: falso è una parola non meno generica di ‘stronzo', e quindi ha i suoi stessi difetti. Però è vero che proietta una luce diversa, per certi versi più esatta; e visto che va molto di moda può essere una buona alternativa in casi del genere in cui un richiamo agli escrementi risulti solo grossolano.

E queste sono solo alcune delle sterminate possibilità che (anche per il caso di specie) la nostra lingua ci dà per descrivere in maniera più penetrante e intelligente realtà spiacevoli, negative e degne di biasimo. Usiamole!

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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