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Catania: preside non permette al bambino di uscire da solo, mamma lo insulta e aggredisce

L’episodio avvenuto in un istituto comprensivo a Catania. Il preside ha spiegato di aver dovuto far ricorso alle cure del Pronto Soccorso per i graffi al viso che ha riportato dopo che la donna lo ha aggredito.
A cura di Susanna Picone
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A Catania, nel quartiere Angeli Custodi, la mamma di un alunno che frequenta la terza elementare nell'Istituto comprensivo Livio Tempesta è accusata di aver aggredito il preside dell’istituto, “colpevole” di aver negato al figlio di uscire da solo da scuola. È il quotidiano Repubblica, attraverso l’intervista al preside Tarcisio Maugeri, a ricostruire la vicenda. L’uomo, 41 anni, laurea in Scienze della formazione e dottorato a New York in Matematica e informatica, ha spiegato di aver dovuto far ricorso alle cure del Pronto Soccorso per i graffi al viso che ha riportato dopo che la donna lo ha aggredito. Tutto è accaduto, secondo la sua ricostruzione, martedì scorso. Il preside avrebbe incontrato la mamma del suo alunno in segreteria. “La responsabilità è mia – gli avrebbe detto la donna chiedendo di far uscire il figlio da solo – e voi fatevi i c.. vostri. Lavoro tutta la settimana fino alle 15. Non posso venire a prendere mio figlio e non me ne vado fino a quando non fate come dico io”. Il preside, da parte sua, avrebbe tentato di spiegare che non poteva lasciar uscire il figlio da solo a fine lezioni perché il bambino ha solo otto anni. “Neppure se lei firma un foglio di presa di rischio. Commetteremmo un reato, abbandono  di minore”, avrebbe aggiunto il preside cercando di far comprendere le sue motivazioni alla donna e dicendo che non avrebbe neanche potuto farlo venire a prendere dalla sorella di diciassette anni perché minorenne a sua volta.

"Mi ha graffiato con tutta la rabbia che aveva dentro" – “Ha iniziato a coprirmi di improperi. Da quella bocca è uscito di tutto – ha raccontato il preside Maugeri a Repubblica – e quando le ho chiesto di uscire dall'ufficio mi è saltata addosso. Mi ha tirato due sberle, mi ha graffiato con tutta la rabbia che aveva dentro”. Il preside ha quindi parlato delle difficoltà incontrate nella scuola di Catania dove, a suo dire, genitori e figli entrano all’ora che vogliono e dove il linguaggio utilizzato è quello dell’insulto “perché non ne conoscono un altro”. “In questa scuola non è semplice riuscire a far passare il rispetto delle regole, anche quelle minime. Non c’è un sistema che educhi”, ha concluso.

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