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Catania: abusi su studentesse, sospeso sanitario del Policlinico

Il professionista è stato denunciato da sette ragazze per episodi tra il 2010 e il 2014. All’epoca ricopriva il ruolo di coordinatore del corso universitario di “Tecniche di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare” dell’università etnea.
A cura di Susanna Picone
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Un perfusionista 58enne del Policlinico di Catania, S. T., è stato sospeso su disposizione del Gip perché accusato di episodi di violenza sessuale e concussione nei confronti di sette studentesse universitarie. I fatti risalirebbero al 2010 e sarebbero andati avanti fino al 2014. All’epoca l’uomo svolgeva il ruolo di coordinatore del corso di “Tecniche di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare” alla facoltà di medicina dell’università etnea. Secondo quanto denunciato dalle sette studentesse, il sanitario avrebbe sfruttato la sua posizione per imporre le proprie attenzioni sessuali alle presunte vittime minacciando possibili ripercussioni negative sulle loro carriere universitarie. A conclusione delle indagini, la Procura aveva avanzato la richiesta di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari. A eseguire la misura cautelare interdittiva nei confronti del 58enne sono stati i carabinieri di Catania.

Il commento del rettore – In una nota, il rettore dell’Università di Catania Giacomo Pignataro ha precisato che il professionista non è un docente universitario, “bensì un dipendente dell’Azienda ospedaliero-universitaria Policlinico Vittorio Emanuele”, e che appunto “all’epoca dei fatti contestati era impegnato in qualità di coordinatore del tirocinio in un corso di laurea delle Professioni sanitarie”.  Una attività che è stata interrotta nel momento in cui l’università siciliana ha ricevuto la segnalazione di avvio delle indagini. Il rettore dell’ateneo ha detto anche che l’università di Catania si costituirà parte civile nel procedimento giudiziario che dovesse scaturire dalle indagini e ha invitato gli studenti a segnalare prontamente casi analoghi. Per il rettore, “se le gravissime accuse verranno accertate, non possiamo che esprimere la massima riprovazione e la più ferma condanna per questo genere di comportamenti che, ancor prima dei rilevanti aspetti penali, mai dovrebbero sussistere in chi svolge una missione così importante come l’insegnamento”.

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