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Cassazione: non è reato tempestare di telefonate l’ex per chiedere dei figli

Chi riempie di telefonate e squilli l’ex o gli invia sms di continuo, anche di notte, va assolto se i motivi riguardano i problemi con i figli e questioni di soldi. Lo dice la Cassazione.
A cura di S. P.
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Chi tempesta l’ex di telefonate, squilli e sms anche di notte non commette reato se i motivi riguardano i problemi con i figli e questioni di soldi. Lo ha deciso la Corte di Cassazione con la sentenza n. 26776/2016. I giudici, secondo quanto scrive il portale studiocataldi.it, hanno accolto il ricorso di una donna che era stata condannata per il reato di molestie per le ripetute telefonate e i continui sms inviati all’ex marito anche di notte. Per i giudici di merito, lo scopo delle comunicazioni era quello di esercitare un indebito disturbo al ricevente. In realtà la donna, secondo la Cassazione, chiamava di continuo l’ex compagno per motivi legati al figlio e al suo mantenimento. Così la sua condotta era dettata dal trovarsi in evidente stato di bisogno, dato che era stata sfrattata per morosità e aveva grandi difficoltà a gestire i figli.

Assolta perché il fatto non sussiste – Per la Cassazione ha quindi sbagliato il giudice di merito omettendo qualsiasi accertamento sul dolo specifico, in presenza invece degli elementi fattuali che portavano a escluderlo. La Cassazione ha spiegato che una volta riconosciuto “che le telefonate e gli sms vertevano su questioni non futili e di rilevante interesse per i figli, è illogico definirle petulanti e fonti di disturbo, come se fosse giustificabile il comportamento del genitore che per sottrarsi agli obblighi a suo carico (economici e di assistenza) rifiuti ogni colloquio con il coniuge separato”. Quindi la donna che ha tempestato di telefonate l’ex va assolta perché il fatto non sussiste.

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