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Cassazione: “I migranti hanno l’obbligo di conformarsi ai valori del Paese che li ospita”

Secondo i giudici della Suprema Corte gli immigrati “che hanno scelto di vivere nel mondo occidentale hanno l’obbligo di conformarsi ai valori della società nella quale hanno deciso di stabilirsi ben sapendo che sono diversi dai loro e non è tollerabile che l’attaccamento ai propri valori, seppure leciti secondo le leggi vigenti nel paese di provenienza, porti alla violazione cosciente di quelli della società ospitante”.
A cura di Charlotte Matteini
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Nell'ambito di una sentenza di condanna emanata nei confronti di un indiano Sikh che voleva circolare con un coltello considerato sacro dai precetti della propria religione, la Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha sentenziato che gli immigrati che hanno scelto di vivere nel mondo occidentale hanno l'obbligo di conformarsi ai valori della società nella quale hanno deciso di stabilirsi ben sapendo che sono diversi dai loro e non è tollerabile che l'attaccamento ai propri valori, seppure leciti secondo le leggi vigenti nel paese di provenienza, porti alla violazione cosciente di quelli della società ospitante" ed è "essenziale l'obbligo per l'immigrato di conformare i propri valori a quelli del mondo occidentale, in cui ha
liberamente scelto di inserirsi, e di verificare preventivamente la compatibilità dei propri comportamenti con i principi che la regolano e quindi della liceità di essi in relazione all'ordinamento giuridico che la disciplina". Inoltre, "la decisione di stabilirsi in una società in cui è noto, e si ha la consapevolezza, che i valori di riferimento sono diversi da quella di provenienza, ne impone il rispetto".

Secondo i giudici della Suprema Corte, la società multietnica "è una necessità, ma non può portare alla formazione di arcipelaghi culturali configgenti a seconda delle etnie che la compongono" e sarebbe "l'unicità del tessuto culturale e giuridico del nostro Paese che individua la sicurezza pubblica come un bene da tutelare" e nel caso specifico, dunque, "pone il divieto del porto di armi e di oggetti atti ad offendere".

"In una società multietnica la convivenza tra soggetti di etnia diversa richiede necessariamente l'identificazione di un nucleo comune in cui immigrati e società di accoglienza si debbono riconoscere. Se l'integrazione non impone l'abbandono della cultura di origine, in consonanza con la previsione dell'art. 2 della Costituzione che valorizza il pluralismo sociale, il limite invalicabile è costituito dal rispetto dei diritti umani e della civiltà giuridica della società ospitante", si legge nella sentenza della Cassazione.

Come anticipato, i Supremi giudici hanno emanato la sentenza respingendo il ricorso di un indiano di religione Sikh, sorpreso a Goito mentre usciva di casa armato di un coltello lungo quasi venti centimetri e condannato al pagamento di una multa da duemila euro di ammenda dal Tribunale di Mantova. L'uomo, a sua difesa, aveva sostenuto che il kirpan (il coltello, ndr), così come il turbante caratterizzante i fedeli della religione Sikh, "era un simbolo della religione e il porto costituiva adempimento del dovere religioso", chiedendo alla Cassazione l'annullamento della sanzione e della condanna inferta dal Tribunale di Mantova.

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