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Cassazione: “Dare dell’omosessuale non è un’offesa, è linguaggio comune”

La sentenza della Corte di Cassazione rileva che l’utilizzo del termine omosessuale, anche se indirizzato a una persona eterosessuale, non sarebbe un’offesa perché non lesivo della reputazione altrui.
A cura di Charlotte Matteini
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La Corte di Cassazione ha sancito che dare dell'omosessuale a una persona, anche eterosessuale, non sarebbe un'offesa, ma semplicemente un appellativo comune che non è lesivo della dignità dell'essere umano. "Nel presente contesto storicoè da escludere che il termine ‘omosessuale abbia conservato un significato intrinsecamente offensivo come, forse, poteva ritenersi in un passato nemmeno tanto remoto". Per questo motivo, secondo la Cassazione, diversamente da altri "appellativi che invece mantengono un carattere denigratorio, la parola omosessuale è entrata nell'uso corrente e attiene alle preferenze sessuali dell'individuo, assumendo di per sé un carattere neutro" e per queste ragioni non sarebbe lesiva della reputazione di nessuno, anche nel caso in cui sia rivolta a una persona eterosessuale.

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