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Caso Scajola: “il suo archivio segreto affidato ad uno 007”

Il Corriere della Sera scrive che l’ex ministro dell’Interno , arrestato l’8 maggio per aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena, ha affidato a un agente dei servizi segreti parte dei propri documenti segreti.
A cura di B. C.
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Un archivio con centinaia di documenti portati via dal Viminale e affidato da Claudio Scajola ad un agente dei servizi segreti militari e custoditi nell’appartamento di un funzionario dell’Aise. Lo scrive Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, ricordando come il 9 luglio dello scorso anno gli investigatori del nucleo tributario della Guardia di finanza avessero perquisito la casa romana di Luciano Zocchi, ex prete e capo della segreteria dell’ex senatore Pdl, sospettato di aver preso parte alla truffa ai danni Salesiani sull’eredità del marchese Gerini.

Claudio Scajola – si legge sul quotidiano di Via Solferino – aveva affidato una parte del suo archivio a uno 007 del servizio segreto militare. Si tratta di centinaia di documenti portati via dal Viminale e custoditi nell’appartamento di un funzionario dell’Aise. Lo hanno scoperto alcuni mesi fa gli investigatori del Nucleo tributario della Guardia di Finanza”.

Nella vicenda che vede coinvolto Scajola,  arrestato l’8 maggio per aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena,  entrano così anche uno 007 ed un uomo di chiesa. A casa di quest’ultimo sono stati trovati decine di faldoni, scrive la Sarzanini:

C’è una cartellina verde «contenente appunti manoscritti riguardanti la morte di Marco Biagi», un faldone blu «contenente documentazione varia relativa a Marco Biagi, Michele Scandroglio, Claudio Scajola e carteggio “Forza Italia”», una cartellina azzurra «recante la dicitura “Cs/Im ml” contenente carteggio relativo alla vicenda del latitante Mario Ledda», una cartellina azzurra «recante la dicitura “potere e verità non coincidono” contenente un nastro registrato, corrispondenza e documentazione relativa alla vicenda Mario Ledda» e poi «appunti relativi al ministero dell’Interno», fogli che riguardano compravendita di appartamenti, fascicoli relativi a pratiche pensionistiche. Ledda è il pluricondannato poi morto in carcere che accusò Scajola di averlo aiutato mentre era latitante e sosteneva di essere stato lui a presentargli, nel 1995, Silvio Berlusconi”.

L’attenzione degli inquirenti si sarebbe concentrata su quaderno rosso, con l’elenco dei fascicoli che sono stati consegnati ad A.G., un agente dei servizi segreti, nella cui casa sono state trovate buste imballate e piene di documenti:

L’uomo si limita a spiegare che gli involucri «mi sono stati consegnati da Zocchi», ma nega di conoscere il contenuto. Una versione analoga la fornisce lo stesso Zocchi il giorno dopo, quando viene convocato dai pubblici ministeri e dichiara: «A.G. è un poliziotto che ho segnalato al generale Niccolò Pollari perché venisse assunto al Sismi. È stato effettivamente assunto e ora è funzionario. Quando mi sono dimesso sono state le segretarie a fare gli scatoloni e li hanno inviati nella sede di Forza Italia. Io li ho mandati a prendere ma poiché non avevo spazio a casa ho chiesto a T. di custodirle»”.

Perché Scajola ha affidato quei documenti all’agente segreto?

Una parte del materiale è stato trasmesso alla Procura di Bologna che ha avviato una nuova indagine e ha già interrogato lo stesso Zocchi e la moglie dell’ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, molto vicino a Biagi. E ciò fa presumere che nei documenti sequestrati ci fossero riferimenti specifici su quanto accaduto prima dell’agguato mortale delle Brigate Rosse al giuslavorista. Anche perché il fascicolo è stato assegnato al pubblico ministero Antonello Gustapane, che aveva già indagato sulla scelta di non assegnare una scorta a Biagi. Una vicenda che certamente ha segnato la vita politica di Scajola, costretto a dimettersi da ministro dell’Interno dopo averlo definito «un rompicoglioni»”.

Ora sia la Procura di Roma che quella di Reggio Calabria indagano:

L’attenzione è concentrata su tutti i possibili canali di riciclaggio che portano all’estero e proprio su questo stanno lavorando gli investigatori della Dia che avrebbero già individuato alcune aziende intestate a prestanome ma in realtà al servizio dell’ex parlamentare di Forza Italia e, questa è l’accusa, delle cosche di ‘ndrangheta”.

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