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Caso Regeni, procuratore egiziano assicura: “Arresteremo i responsabili”

“L’impegno è quello di non chiudere l’inchiesta fino a quando non saranno catturati i responsabili del delitto”, le parole pronunciate dal procuratore generale egiziano Nabil Ahmed Sadek ai genitori di Giulio Regeni.
A cura di Susanna Picone
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“Sono tragici i fatti su cui stiamo investigando e il mio impegno è quello di non chiudere le indagini finché non saranno arrestati i responsabili. Giulio era portatore di pace”: sono le parole che il procuratore generale dell'Egitto Nabil Ahmed Sadek ha rivolto ai genitori di Giulio Regeni, il ricercatore universitario italiano ucciso a inizio anno in circostanze ancora misteriose al Cairo. Sadek ha anche espresso le condoglianze sue, delle istituzioni e del popolo egiziano a Claudio e Paola Regeni che, nel ricordare quanto fosse profondo l'amore del figlio per il mondo arabo e la sua cultura, hanno detto di apprezzare il suo gesto. Il vertice tra le due procure, presenti per quella di Roma il procuratore Giuseppe Pignatone e il sostituto Sergio Coaliocco, è cominciato ieri con una prima sessione di lavori incentrata sullo scambio di informazioni ed è andato avanti anche oggi. “I magistrati della procura generale egiziana hanno consegnato tutta la documentazione richiesta dalla procura di Roma con la rogatoria del settembre scorso”, è quanto emerge da un comunicato congiunto emesso dalle due autorità giudiziarie.

I rapporti diplomatici Italia-Egitto dopo il caso Regeni – Giulio Regeni fu torturato e seviziato per giorni dalle persone che lo hanno sequestrato e poi abbandonato sul ciglio di una strada al Cairo. I rapporti diplomatici tra Egitto e Italia si sono notevolmente raffreddati dopo il caso del giovane italiano. Ad aprile la Farnesina ha richiamato in Italia l'ambasciatore al Cairo, Maurizio Massari, in seguito al fallimento di un incontro tra le squadre investigative italiana ed egiziana sull’omicidio. Qualche settimana fa le autorità egiziane hanno restituito alla famiglia del ricercatore friulano i suoi documenti, ritrovati dopo la sua morte. Lo scorso ottobre, in un incontro con gli studenti universitari dell’università Luiss di Roma, il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni ha definito la vicenda Regeni come “una ferita ancora aperta”.

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