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Caso Mose, politici scoperti grazie alle spese folli slegate dal reddito

Dagli accertamenti delle Fiamme Gialle si è scoperto che gli arrestati per il caso Mose spendevano cifre nettamente superiori rispetto al reddito dichiarato. Per i pm chiaro sintomo di tangenti attraverso fondi neri.
A cura di Antonio Palma
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Spese folli come viaggi, yacht ed ostentazioni di lusso ben al di là delle loro possibilità economiche. Sono alcuni degli elementi che hanno messo in allarme gli uomini della Guardia di Finanza di Venezia e che hanno poi portato all'inchiesta sul giro di corruzione per il Mose e all'arresto di 35 persone fra politici e imprenditori. Come racconta il Corriere della Sera, infatti, erano evidenti le sproporzioni tra il reddito dichiarato da molti degli arrestati e le loro spese personali e famigliari. Dagli accertamenti delle Fiamme Gialle si è scoperto così che l’ex governatore del Veneto, Giancarlo Galan, dal 2000 al 2011 aveva dichiarato entrate di poco superiori a 1,4 milioni di euro effettuando, però, nello stesso periodo spese per oltre 2,6 milioni di euro. Una "sproporzione evidente" secondo i pm di Venezia Stefano Ancilotto, Paola Tonini e Stefano Buccini, che sarebbe sintomo di fondi neri contestati a Galan come frutto della corruzione nel progetto Mose. Differenze sostanziali tra reddito e spese ci sarebbero anche per la famiglia dell’assessore regionale Renato Chisso, dimessosi dall'incarico dopo essere stato arrestato mercoledì scorso con l'accusa di  corruzione. I riflettori degli inquirenti si sono soffermanti anche sull'ex generale della Guardia di Finanza Emilio Spaziante che, a fronte di entrate dichiarate per 2 milioni di euro, avrebbe speso quasi 3,8 milioni di euro. In questo caso, spiegano i pm nella richiesta di arresto, "emerge inequivocabile l’elevatissimo tenore di vita, dalla scheda patrimoniale risultano auto sportive, barche di lusso, villa con piscina, prestigiosi immobili, nonché la frequentazione di costosissimi alberghi per i suoi spostamenti in Italia. Soggiorni settimanali a Milano in hotel da mille euro a notte".

Tangenti, appalti e parentopoli nella gestione del progetto Mose

Ma non ci sono solo tangenti, dall'inchiesta sul sistema Mose emerge anche un vasto giro di consulenze tra parenti e amici e una parentopoli fatta di assunzioni e contratti. La cosiddetta cricca infatti, come hanno spiegato i magistrati, ne aveva per tutti, e per ognuno agiva in maniera tale da soddisfare i suoi bisogni. A libro paga oltre a politici di diversi schieramenti vi erano appunto uomini delle forze dell'ordine e persino un magistrato della Corte dei Conti. Stiamo parlando di Vittorio Giuseppone, anche lui secondo i pm a libro paga della cricca per ammorbidire i giudizi delle relazioni dei magistrati contabili. Durante le perquisizioni e i controlli dei computer del Consorzio Venezia Nuova, di cui Giovanni Mazzacurati  è stato presidente per otto anni, i pm hanno scoperto addirittura una relazione della Corte dei Conti che doveva rimanere segreta fino alla pubblicazione, rivista e corretta dagli stessi controllati.

La cricca che girava intorno al Mose

Insomma nell'organizzazione gestita dal presidente del Consorzio Giovanni Mazzacurati, diventato ora uno dei principali accusatori dopo l'arresto, ciascuno aveva un ruolo ben preciso. Così il giudice contabile Giuseppone doveva ammorbidire e accelerare il percorso degli incartamenti, l'ex generale Spaziante doveva vigilare sui controlli e accertamenti fiscali, e i vari politici ai vari livelli dovevano assicurare delibere e appoggio al progetto Mose. Nella "complessa e sofisticata" Tangentopoli veneta, come l'hanno definita i pm, è stato scoperto un giro di sovrafatturazioni false e fondi neri "utilizzati per campagne elettorali e, in parte, anche per uso personale da parte di alcuni esponenti politici di diversi schieramenti". Oltre ai 35 arrestati, tra cui il sindaco Orsoni, l’assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso e  il consigliere regionale Giampiero Marchese, infatti, sono oltre un centinaio le persone indagate nell'affare Mose tra cui alcuni nomi molto noti come Marco Milanese, ex collaboratore dell'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti.

Sindaco Orsoni sospeso in base alla legge Severino

Il lavoro degli inquirenti intanto però va avanti per chiarire tutti gli aspetti ancora oscuri del giro di mazzette e appalti che giravano intorno al Mose. Questa mattina intorno alle 8.30, davanti al gip Alberto Scaramuzza, è iniziato infatti l'interrogatorio di garanzia del sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, finito agli arresti domiciliari con l'accusa di finanziamento illecito ai partiti. Orsoni è stato anche sospeso da sindaco di Venezia per ordine del prefetto Domenico Cuttaia che, sulla base dell’ordinanza ricevuta dalla Procura, ha ordinato la sospensione come atto dovuto in base alla legge Severino. La stessa ordinanza di arresto per gli altri amministratori locali coinvolti nell'inchiesta è stata trasmessa dal Prefetto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per le valutazioni di competenza.

Orsoni si dichiara estraneo ai fatti

"Sono state una serie di dichiarazioni molto lucide con le quali si è dichiarato estraneo ai fatti", così l'avvocato Daniele Grasso ha commentato l'interrogatorio di garanzia del sindaco di Venezia Orsoni, oggi ascoltato dal gip. "Ci sono state una serie di dichiarazioni molto lucide, tranquille e serene con le quali ha dichiarato che non riconosce alcun addebito di responsabilità e proponendosi di dimostrarlo attraverso una fase di indagini difensive e di integrazioni della documentazione della Procura" ha spiegato il legale, aggiungendo: "Sono fiducioso, spero in una soluzione della vicenda giudiziaria in tempi rapidi". L'inserimento di Orsoni "nel contesto di questa indagine poteva essere evitato perché la sua posizione va letta in modo diverso, e soprattutto perché non ha nessun rapporto con gli altri capi di imputazione rispetto ad altri dell'inchiesta" ha proseguito l'avvocato, concludendo: "Il sindaco è molto provato come uomo delle istituzioni sta soffrendo tanto quanto soffre dal punto di vista umano".

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