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Caso Moro: dal Senato sì alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta

Il Senato ha approvato l’istituzione dell’ennesima Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul rapimento e l’uccisione di Aldo Moro.
A cura di Davide Falcioni
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Con 178 sì, 11 no e 46 astenuti il Senato ha dato il via libera all'istituzione di una nuova commissione parlamentare d'inchiesta sul rapimento e l'assassinio di Aldo Moro, avvenuti il 9 maggio di 36 anni fa. Si tratta della terza indagine che verrà effettuata dal Parlamento sul caso e, a dare il loro voto favorevole, sono stati PD, Forza Italia, Sel, Gal e Popolari. Astenuti Movimento 5 Stelle, Lega Nord e Scelta Civica, mentre ha votato contro il gruppo di Pier Ferdinando Casini, convinto che sulla vicenda non debbano indagare dei parlamentari bensì esclusivamente la magistratura.

La Commissione d'Inchiesta sarà composta da 60 membri – 30 deputati e 30 senatori – ed avrà il compito di accertare se esistano nuovi elementi che possano integrare quelli già in possesso delle altre due commissioni istituite. In particolare "se esistano eventuali responsabilità su tali fatti riconducibili ad apparati, strutture e organizzazioni comunque denominati che potrebbero essere emerse di recente". Il termine per la conclusione dei lavori è di 18 mesi, quando verrà presentata una relazione finale sulle indagini realizzate. "L'istituzione di una nuova Commissione parlamentare d'inchiesta sul rapimento e sull'uccisione di Aldo Moro – ha affermato il relatore del ddl Miguel Gotor  – è un atto significativo e qualificante che permetterà di integrare il lavoro di precedenti Commissioni d'inchiesta alla luce della nuova normativa sul segreto e sulle procedure di declassificazione e delle recenti disponibilità archivistiche offerte soprattutto dai Paesi dell'Europa orientale".

Caso Moro: la Procura di Roma chiede gli atti

Nei mesi scorsi l'ex ispettore di polizia Enrico Rossi ha spiegato come alcuni agenti dei servizi segreti fossero stati presenti in via Fani il giorno del rapimento, con lo scopo di proteggere i brigatisti rossi e impedire che l'operazione andasse male. All'Ansa l'ex poliziotto, ora in pensione, ha rivelato: "Tutto è partito da una lettera anonima scritta dall’uomo che era sul sellino posteriore dell’Honda in via Fani quando fu rapito Moro. Diede riscontri per arrivare all’altro. Dovevano proteggere le Br da ogni disturbo. Dipendevano dal colonnello del Sismi che era lì". In seguito a queste rivelazioni Luigi Ciampoli – procuratore generale di Roma – ha fatto sapere di aver richiesto gli atti dell'indagine sul rapimento e l'uccisione di Moro "per le opportune valutazioni del caso"

Imposimato: "Moro ucciso per volere di Andreotti, Cossiga e Lettieri"

Nell'estate scorsa l'ex giudice Ferdinando Imposimato ha puntato decisamente il dito contro i vertici della Democrazia Cristiana: “L’uccisione di Moro è avvenuta per mano delle Brigate Rosse, ma anche e soprattutto per il volere di Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e del sottosegretario Nicola Lettieri”. Poi ha aggiunto: “Se non mi fossero stati nascosti alcuni documenti li avrei incriminati per concorso in associazione per il fatto. I servizi segreti avevano scoperto dove le Br lo nascondevano, così come i carabinieri. Il generale Dalla Chiesa avrebbe voluto intervenire con i suoi uomini e la Polizia per liberarlo in tutta sicurezza, ma due giorni prima dell’uccisione ricevettero l’ordine di abbandonare il luogo attiguo a quello della prigionia”.

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