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Caso Giuseppe Uva, rinviati a giudizio sei poliziotti e un carabiniere: accusati di omicidio

Il gup di Varese Stefano Sala ha rinviato a giudizio sei poliziotti e un carabiniere imputati per omicidio preterintenzionale e altri reati in relazione alla morte di Giuseppe Uva.
A cura di Davide Falcioni
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Stefano Sala, gup di Varese, ha rinviato a giudizio sei poliziotti e un carabiniere imputati per omicidio preterintenzionale e altri reati in relazione alla morte di Giuseppe Uva, avvenuta il 14 giugno del 2008. Il giudice ha respinto la richiesta di "non luogo a procedere" avanzata dal procuratore varesino Felice Isnardi. La decisione del gup è stata accolta con gioia e commozione da Lucia Uva, sorella di Giuseppe che da tempo si batte per conoscere la verità sul decesso del fratello: "‘Dopo quattro anni ce l'abbiamo fatta: i giudici hanno stabilito che ci vuole un processo". La donna è scoppiata in lacrime dopo la decisione di Stefano Sala di rinviare a giudizio sei poliziotti e un carabiniere. "Dedico questo processo al pm di Varese Agostino Abate che non ha mai voluto cercare la verità – ha proseguito provocatoriamente la donna – mio fratello non ha mai fatto atti di autolesionismo ma è stato picchiato in caserma". Anche Fabio Anselmo, legale della donna, ha dichiarato a Fanpage: "Sono stati quattro anni interminabili. Tanto lavoro ma ce l'abbiamo fatta e oggi sono molto felice".

Caso Uva: i fatti di quella notte del 2008

Ma cosa è accaduto a Giuseppe Uva? La notte tra il 14 e il 15 giugno del 2008 si trovava, insieme all'amico Alberto Biggiogero, nei pressi del centro di Varese. I due erano euforici e per scherzare transennarono una strada deviando il traffico verso il centro cittadino, finché sul luogo non accorsero una pattuglia dei carabinieri e una della polizia, che non esitarono a caricare i due amici per condurli nella caserma di via Saffi. Biggioggero lo scorso ottobre raccontò riferendosi a Giuseppe Uva: "Un Carabiniere in particolar modo l’ha massacrato di botte in caserma insieme ai suoi colleghi e mi dicevano: ‘dopo arriva anche il tuo turno’. Al che, quando finalmente mi sono trovato da solo, ho chiamato il 118 implorandolo di venire in soccorso, perché un mio amico veniva massacrato, mi hanno detto che in caserma non potevano intervenire, è arrivato un soggetto con dei tratti asiatici, sembrava quasi cinese, con una borsa forse da medico e da lì il mio amico Beppe ha smesso di gridare: questo mi ha fatto sentire veramente sollevato come non mai, perché ho pensato che hanno smesso di pestarlo". Giuseppe Uva però morirà in ospedale poche ore dopo.

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