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Caso Perna, dubbi e zone d’ombra nell’autopsia

Sulla morte del giovane Federico Perna nel penitenziario di Poggioreale a Napoli i legali e la madre del giovane hanno diversi dubbi, sia sull’aspetto delle percosse – che la perizia della Procura esclude – sia sull’aspetto sanitario.
A cura di Gaia Bozza
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A pochi giorni dal deposito della perizia disposta dalla Procura di Napoli sul corpo di Federico Perna, il giovane morto nel carcere di Poggioreale l'8 Novembre scorso, è già battaglia. Le percosse? "Per noi non sono affatto escluse – rispondono i legali della madre Fabrizio Cannizzo e Camillo Autieri – Non escludiamo, infatti, che possano esserci state nel corso della sua vita detentiva". Proprio sull'aspetto delle percosse ci sarebbero, in particolare, "alcune zone d'ombra nella perizia disposta dall'autorità giudiziaria". Aspetti preoccupanti che si intrecciano con la questione sanitaria: il quadro che emerge dalla perizia è di un individuo moribondo, sbattuto di carcere in carcere per andare a morire in quello più affollato d'Europa. E, per i legali, non è affatto escluso che abbia subito anche violenze durante la detenzione.

MALATO DI CUORE

"Mamma, non sto tanto bene col cuore, fatti sentire". Così scriveva Federico Perna in una delle sue lettere alla madre: affermava di stare male già nel 2012. E anomalie a livello cardiaco sono state riscontrate a partire dal 2011. Durante le visite venivano riscontrate dispnea a riposo, tachicardia. Eppure, la sua cardiopatia è stata accertata solo dopo la morte. "La causa del decesso, strettamente parlando – spiegano gli avvocati – è stata individuata nell'ostruzione di un'arteria. Ma a questo punto abbiamo richiesto un approfondimento". Dal punto di vista medico, infatti,  il giovane aveva più volte lamentato questa sintomatologia anche durante le visite. E poi, "dalla perizia risulta un altro attacco ischemico". Due condizioni che, secondo i legali, meritavano un approfondimento in ambito sanitario, con analisi appropriate: "Abbiamo chiesto al pm proprio questo, insieme a un altro quesito sull'incompatibilità di Federico Perna con il carcere".

IN CELLA SENZA DIFESE IMMUNITARIE

Il 34enne di Pomezia, oltre all'epatite C e alla cirrosi epatica,  aveva leucopenia e piastrinopenia molto gravi. Gli mancavano, cioè, i globuli bianchi e le piastrine: era praticamente senza difese immunitarie. "Queste circostanze – spiega Camillo Autieri – avrebbero dovuto indurre l'autorità a settorializzare il ragazzo. Federico era esposto a qualunque infezione e sarebbe dovuto stare in una stanza asettica, cosa abbastanza impossibile in un carcere". Ma tutte le richieste di incompatibilità con il carcere sono sempre state rigettate.

I PROBLEMI PSICHIATRICI E I FARMACI

Dalla perizia emergono chiaramente anche i problemi psichiatrici del giovane, definiti importanti dai medici stessi, e le medicine che gli venivano somministrate. "Per me non doveva stare in carcere, ma a casa anche per questo – si sfoga la madre, Nobila Scafuro – E poi, guardi qui. Gli davano solo farmaci per farlo stare calmo, psicofarmaci che sono dannosi per il cuore e per il fegato, e non si sono minimamente preoccupati di tutte le altre patologie che aveva mio figlio".

LE PERCOSSE

"Dal punto di vista osseo – spiegano i legali – Non sono state riscontrate fratture". Ma si fanno largo anche dei dubbi. "Ci sono paio di zone d'ombra che ci lasciano perplessi – continua Autieri – Un ematoma sulla mano e un'ustione sulla spalla sinistra che vengono definiti accidentali. Questo, secondo me e secondo il collega Cannizzo, non si può affatto affermare con certezza: o esiste una causa per l'ematoma e una causa per l'ustione, e bisogna individuarle; oppure bisognerebbe affermare che non è stata individuata una causa".

IL SANGUE SULLE MAGLIE

"Perché mio figlio aveva ben due maglie imbrattate di sangue?". La domanda di Nobila Scafuro è pressante, e non trova risposta. Dall'autopsia emerge che sia la maglia, sia la giacca in pile che il ragazzo indossava, erano sporche di sangue posteriormente: la giacca, per 27 centimetri di lunghezza. Un dettaglio che la perizia spiega con un problema di salute del ragazzo, e così anche le numerose macchie di sangue sulla pelle. Ma secondo la madre si tratta di segni troppo evidenti: "Mi spieghi, per piacere, com'è che si muore di ischemia con la maglia sporca di sangue per ben 27 centimetri?".

I SOCCORSI E LE DENUNCE

Anche il momento del decesso è poco chiaro ai legali: "Ci risulta che fuori al carcere di Poggioreale è sempre presente un'autoambulanza – commenta l'avvocato Camillo Autieri – Eppure il soccorso è arrivato quando ormai non c'era nulla da fare". Più volte il giovane, durante la sua detenzione, aveva denunciato percosse. Una circostanza non da poco: scriveva di aggressioni con calci e pugni, sangue e maltrattamenti nel carcere di Viterbo in due lettere-denuncia. E alla madre scriveva: "Portami a casa, mi stanno ammazzando".

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