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Elena Ceste: storia di un omicidio premeditato

Caso Elena Ceste, il supertestimone mentiva: condannato per aver inquinato le indagini

Condannato a dieci mesi il supertestimone del caso Ceste. L’uomo,aveva riferito ai magistrati del Tribunale di Asti di aver chattato con Elena Ceste circa un anno prima della sua morte, inquinando le indagini.
A cura di Angela Marino
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Il pm aveva chiesto sei mesi di carcere: la Corte gliene ha dati dieci. È la pena – addirittura superiore a quella richiesta dall'accusa – comminata al testimone che riferì ai magistrati del Tribunale di Asti di aver chattato con Elena Ceste circa un anno prima della sua morte, inquinando le indagini. L'uomo era stato smascherato dagli inviati del programma di Rai Tre, ‘Chi la visto", ai quali aveva mostrato i falsi messaggi scritti da Elena durante un'intervista. Dalle redazione della trasmissione condotta da Federica Sciarelli era partita immediatamente la segnalazione all'autorità giudiziaria che avviò le indagini. L'intervista fu mandata in onda comunque segnalando l'uomo come un millantatore. Secondo il falso testimone sarebbe stata proprio Elena a contattarlo, spiegandogli che la sua intenzione era di cercare compagnia e amicizia perché "delusa" da una persona vicina, ovvero suo marito Michele.

Elena Ceste è scomparsa da San Pancrazio a Motta a Costigliole d’Asti, il 23 gennaio 2014. Il suo corpo è stato ritrovato 10 mesi dopo in uno scolo a 2 chilometri dalla casa dove viveva con il marito e i 4 figli piccoli. Nel gennaio 2015 Michele Buoninconti è stato arrestato per l'omicidio della moglie ed è tuttora in carcere dopo la condanna in appello a 30 anni di reclusione per omicidio e occultamento di cadavere. Secondo l'accusa Buoninconti avrebbe strangolato Elena la mattina del 23 gennaio, avrebbe caricato in auto il corpo nudo della moglie – che aveva sorpreso dopo aver fatto la doccia – e lo aveva trasportato a qualche chilometro di distanza per gettarlo nello scolo del Rio Mersa, dove è stato ritrovato.

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