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Processo sulla morte di Stefano Cucchi

Caso Cucchi, sospesi dal servizio i tre carabinieri accusati di omicidio

Sono stati sospesi dal servizio i tre militari dell’Arma accusati della morte del ragazzo scomparso a Roma il 22 ottobre 2009 e per i quali la procura capitolina ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio preterintenzionale.
A cura di Biagio Chiariello
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Sono stati sospesi dal servizio, con stipendio dimezzato, i tre carabinieri accusati della morte di Stefano Cucchi e per i quali la procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio preterintenzionale.La decisione è stata presa dal comando generale dell’Arma per i primi due, mentre per il graduato è stata decisa dal Ministero della Difesa, comunque su richiesta del comando che ha ritenuto “doveroso” prendere questa misura “precauzionale” in considerazione della “gravità dei reati contestati” e delle “circostanze dei fatti indicati nei provvedimenti della magistratura”. Altri due militari dell'Arma sono imputati di calunnia e falso, reati che però non prevedono, in questa fase, la sanzione disciplinare della sospensione dal servizio.

"Apprendo la notizia che le tre persone coinvolte direttamente nel ‘violentissimo pestaggio' (come definito dalla Procura di Roma) di Stefano Cucchi sono state sospese dall'Arma dei Carabinieri. Credo che questo sia giusto e sacrosanto proprio a difesa e a tutela del prestigio dell'Istituzione" ha scritto sul suo profilo Facebook Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, aggiungendo: "Ora non potranno più nascondersi dietro una divisa che non meritano di indossare"

Caso Cucchi, chiesto il processo per cinque carabinieri

La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio contestando il reato di omicidio preterintenzionale a Francesco Tedesco, Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro, che avrebbero "spinto e colpito con schiaffi e calci" il 31enne "facendolo violentemente cadere in terra" durante la procedura di foto-segnalamento. Ai tre è contestata anche l’accusa di abuso di autorità, per aver sottoposto Cucchi “a misure di rigore non consentite dalla legge” con “l’aggravante di aver commesso il fatto per futili motivi, riconducibili alla resistenza di Cucchi“. Inizialmente i tre militari erano accusati di lesioni gravissime.

Mentre l'allora comandante della stazione Appia Roberto Mandolini e l'appuntato Vincenzo Nicolardi rischiano il processo per calunnia in relazione alle dichiarazioni rese sotto giuramento nel processo di primo grado in cui erano imputati gli agenti della polizia penitenziaria e i medici che avevano preso in cura il geometra romano, poi deceduto all'ospedale Pertini. Stessa accusa per Tedesco. Mentre a quest'ultimo e a Mandolini viene contestato anche il reato di falso per quanto riportato nel verbale di arresto.

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