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Processo sulla morte di Stefano Cucchi

Caso Cucchi, il Sap: “Chi conduce una vita dissoluta ne paga le conseguenze”

Il Sindacato Autonomo di Polizia in una dura nota dichiara: “Bisogna finirla di scaricare sui servitori dello Stato le responsabilità dei singoli, di chi abusa di alcol e droghe, di chi vive al limite della legalità. Se uno ha disprezzo per la propria condizione di salute, se uno conduce una vita dissoluta, ne paga le conseguenze”.
A cura di Davide Falcioni
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Gianni Tonelli, segretario generale del SAP, il sindacato autonomo di polizia, ha commentato la notizia dell'assoluzione di tutti gli imputati del caso Cucchi, esprimendo "piena soddisfazione". "In questo Paese – sostiene il sindacalista in una nota – bisogna finirla di scaricare sui servitori dello Stato le responsabilità dei singoli, di chi abusa di alcol e droghe, di chi vive al limite della legalità. Se uno ha disprezzo per la propria condizione di salute, se uno conduce una vita dissoluta, ne paga le conseguenze. Senza che siano altri, medici, infermieri o poliziotti in questo caso, ad essere puniti per colpe non proprie". Il sindacalista rimarca "il nostro impegno e il nostro sforzo" per introdurre "in maniera sistematica e organica le videocamere e le garanzie funzionali, così da poter tutelare maggiormente i poliziotti, ma anche i cittadini, in tutte le situazioni". Tonelli spera in "un immediato dietrofront del consiglio comunale di Roma che, su proposta di Sel, aveva addirittura approvato l'intitolazione di una piazza per Cucchi. Visto che il Campidoglio aveva negato la possibilità di una via per la Fallaci, ci auguriamo adesso una valutazione positiva per eroi veri, come Raciti. Attendiamo la risposta del sindaco Marino".

Alle affermazioni di Gianni Tonelli vanno aggiunte quelle di Donato Capece, leader del Sappe, sindacato autonomo polizia penitenziaria: "Il processo d'appello per la morte di Stefano Cucchi, che ha confermato l'assoluzione per i poliziotti penitenziari coinvolti loro malgrado nella triste vicenda, ci dà ragione quando, in assoluta solitudine, sostenemmo che non si dovevano trarre affrettate conclusioni prima dei doverosi accertamenti giudiziari. Abbiamo avuto ragione nel confidare nella magistratura, perché la polizia penitenziaria non aveva e non ha nulla da nascondere – sottolinea il segretario generale del Sappe – Già nel dicembre 2009, la rigorosa inchiesta amministrativa disposta dall'allora capo del Dap Franco Ionta, sul decesso di Stefano Cucchi, escluse responsabilità da parte del personale di polizia penitenziaria, in particolare di quello che opera nelle celle detentive del palazzo di Giustizia a Roma".

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