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Caso Cancellieri-Ligresti, M5S presenta mozione di sfiducia

Depositata alla Camera la mozione nella quale il Movimento Cinque Stelle esprime sfiducia al ministro della Giustizia e chiede le dimissioni per il caso Ligresti. Il ministro domani riferisce in Parlamento.
A cura di Susanna Picone
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Non si spegne la polemica nata in seguito all’intervento del ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri per la scarcerazione di Giulia Ligresti, arrestata per il caso Fonsai e detenuta in gravi condizioni di salute. Se da un lato il Guardasigilli continua a difendersi (domani lo farà in Parlamento), dall’altro il gruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera ha presentato la mozione di sfiducia nei suoi confronti. “Un ministro della Giustizia che si sia lasciato condizionare nel suo operato dai suoi rapporti personali con la famiglia Ligresti – e dai rapporti economici poco chiari del figlio – agendo, oltretutto, con una marcata disparità di trattamento verso gli altri detenuti ‘non eccellenti’ e utilizzando i magistrati che operano all’interno del ministero è un’ombra indelebile sulla sua figura istituzionale da un punto di vista etico, morale e politico”, così si legge nella mozione di sfiducia contro il Guardasigilli depositata alla Camera. Il M5S invita il ministro a rassegnare le dimissioni. Secondo quanto riporta l’Adnkronos, nella mozione il M5S richiama anche il caso Ruby che vedeva coinvolto Berlusconi: “Un ministro, soprattutto di un dicastero chiave come quello della Giustizia – così i 5 Stelle nella mozione di sfiducia – rappresenta la figura più alta della gerarchia amministrativa, e, proprio per tali motivi, deve, non solo essere, ma anche apparire terzo rispetto ai propri atti e ai propri comportamenti”.

“Intervento del ministro presenta aspetti molto discutibili” – Il gruppo del M5S ripercorre dunque alcuni passaggi del caso Fonsai che ha portato all’arresto di Giulia Ligresti e si sofferma sul rapporto di lavoro del figlio della Cancellieri con la famiglia Ligresti. I grillini sottolineano come l’intervento a favore della scarcerazione per motivi legati all’anoressia “presenta aspetti molto discutibili e che devono essere chiariti sul piano politico e non solo su quello giudiziario, in quanto risulta grave che l’intervento in questione sia stato richiesto da una telefonata e che abbia riguardato una classica detenuta eccellente”. Intanto sulla vicenda è tornato a parlare il procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli il quale ha detto che “non può non considerarsi arbitraria, non può non ritenersi infondata qualunque ipotesi, qualunque illazione in base alla quale la concessione degli arresti domiciliari è avvenuta sulla base di circostanze esterne, diverse da quelle obiettive”.

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