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Caso Abu Omar: è definitiva la sentenza di condanna per l’Italia

Né governo né Abu Omar hanno fatto appello e sono scaduti i tre mesi per chiedere l’esame della Grande Camera.
A cura di Susanna Picone
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La sentenza di condanna emessa il 23 febbraio scorso dalla Corte europea dei diritti umani nei confronti dell'Italia per il sequestro, i maltrattamenti, la detenzione illegale di Abu Omar, l'ex imam di Milano, e per le sofferenze che ha subito sua moglie, è adesso definitiva. Lo ha comunicato la Corte all’agenzia Ansa. Né il governo né Abu Omar hanno presentato appello e sono scaduti i tre mesi per chiedere l'esame della Grande Camera, come previsto dall'art. 43 della Convenzione europea dei diritti umani. Abu Omar fu rapito il 17 febbraio 2003 a Milano da alcuni agenti della Cia e trasportato alla base di Aviano e da lì trasferito in Egitto dove fu recluso e sottoposto a torture.

La sentenza di condanna di febbraio – Lo scorso febbraio i giudici della Corte europea dei diritti umani hanno condannato l'Italia per il rapimento e la detenzione illegale di Abu Omar, il quale si era rivolto alla Corte di Strasburgo nel 2009 sostenendo che le autorità italiane avevano violato i suoi diritti. “Tenuto conto delle prove, la Corte ha stabilito che le autorità italiane erano a conoscenza che Abu Omar era stato vittima di un'operazione di ‘extraordinary rendition' cominciata con il suo rapimento in Italia e continuata con il suo trasferimento all'estero”, è quanto hanno stabilito i giudici europei. Strasburgo ha quindi deciso che l'Italia deve pagare 70000 euro ad Abu Omar e 15000 a sua moglie per danni morali oltre a 30000 euro per le spese legali sostenute dai ricorrenti.

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