189 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Caro ministero: lettera di una partecipante al concorso scuola

Palmira, meridionale, laureata in Lettere Classiche, racconta la sua prova d’esame.
A cura di Redazione
189 CONDIVISIONI
concorso-scuola-insegnanti-2012

Pubblichiamo la lettera di Palmira, giovane laureata in Lettere Classiche di Mirabella Eclano (Avellino), attualmente dottoranda in Filologia classica presso l’Università degli Studi di Salerno.

Palmira ha preso parte ai test di accesso al Tfa (Tirocini formativi attivi) e racconta così a Fanpage.it la sua esperienza, nient'affatto entusiasmante: definisce queste prove: "una farsa".

Si natura negat, facit indignatio versum
Spett.le MIUR – Roma

Mi chiamo Palmira Oliva, sono laureata in Lettere Classiche e sono attualmente dottoranda in Filologia classica presso l’Università degli Studi di Salerno.
Come molti dei miei colleghi, ho preso parte ai test di accesso al TFA della cdc A051, A043/050 e A052.
Ancor prima di conoscere tramite Cineca i risultati ufficiali dei suddetti test già so – la matematica NON è un’opinione nemmeno per noi laureati in Lettere – di essere esclusa dalle cdc A051 e A043/50 per via di un numero di errori maggiore a quello consentito.
Nel contempo – fermo restando che la matematica sia scienza del vero – so di aver numericamente raggiunto il minimo richiesto per la cdc 052, che alla fin fine è il mio ambito di studio e, a rigor di logica, l’hoc in votis.

Dopo le prove e già cosciente dei risultati, ho aderito ai documenti di segnalazione di errori promossi dai miei colleghi e ho deciso di redigere la presente per un impulso che credo risponda al naturale bisogno dell’intelligere umano.

Seppure fossero date per buone – causa vizi di forma o errore oggettivo – le domande da più parti e da più persone segnalate nei diversi test, la mia situazione personale non cambierebbe: sarei infatti ugualmente sia esclusa dalle cdc A051 e A043/050 e sia ammessa alle successive prove della cdc A052.
Vi scrivo quindi per soddisfare un bisogno umano, sfogare la mia indignazione e manifestare la mia delusione nei confronti del sistema e di chi, in esso, dovrebbe rappresentarmi.

Quella del TFA è stata l’ennesima farsa, l’ultima pantomima di cui, nostro malgrado, siamo stati protagonisti noi precari.
Ogni anno, a settembre, si riaccende (per poi rispegnersi poco dopo), la polemica dei quiz di accesso a facoltà come Medicina e Chirurgia. Ogni anno, in questa circostanza, sento dire ed io stessa affermo che i test di accesso sono INCOSTITUZIONALI (giacché premiano non necessariamente la preparazione dei candidati ma anche la loro fortuna) e che nessuno ha il diritto di impedire ad un altro di scegliere ed iniziare un percorso di studi.
Tuttavia, i test di Medicina (a cui – per esperienza diretta – so che prendono parte tantissime persone) non rispondono a nessun numero minimo di domande: l’accesso presso ciascuna università è vincolato alla sola graduatoria interna che va ad ammettere i candidati in base al loro posizionamento in essa.
Perché, quindi, pur usando lo stesso sistema (incostituzionale) dei test, alle selezioni del TFA è stato aggiunto il disumano minimum di 42/60?
Quando ho letto per la prima volta il bando di concorso ammetto d’aver pensato che, per materie che conosco dall’età di 6 anni e che da più di dieci anni sono oggetto quotidiano dei miei studi, un totale di 18 errori possibili fosse davvero più che ragionevole se non esagerato.
Ho poi compreso a mie spese che quel minimum era la chiave di volta dell’intera faccenda: le domande abbracciavano argomenti che in 20 anni di studi (includo il mio percorso scolastico e la mia carriera universitaria) non ho MAI avuto occasione di incontrare. Parlo di Meneghello, di Luzi, di Michelstaedter, etc etc
Ancora. Come si può non entrare in crisi di fronte a domande di storia che prevedono come possibili risposte quattro date dal punto di vista cronologico immediatamente successive (come esempio, il famosissimo Trattato di Portsmouth firmato nel 1904 o 1905 o 1906 o 1907?).
E non solo. Come potrebbe, anche uno specialista, dedurre da appena un paio di versi l’autore e l’opera degli stessi?
E’ stato umiliante, sì, umiliante ritrovarsi di fronte a domande che non volevano misurare il mio livello di preparazione ma essere un legale impedimento alla possibilità di proseguire sulla lunga ed accidentata strada per l’insegnamento.

La presente quindi non è una bolla per una crociata né vuole essere una denuncia di alcuna sorta, è solo la constatazione di una persona offesa che, signori, portata a termine la sua parte nella vostra pantomima esce di scena con un inchino.

Mirabella Eclano, 29 luglio 2012

189 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views