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Carceri sovraffollate e spesa troppo alta: come può cambiare il sistema Italia

Il 18 e 19 aprile si sono svolti gli Stati generali dell’esecuzione penale a Roma, nel carcere di Rebibbia. Ospiti della giornata conclusiva il ministro della giustizia Andrea Orlando e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Durante l’evento si sono affrontate numerose tematiche relative all’esecuzione penale, dai diritti civili e umani per i detenuti, ai percorsi di riabilitazione, rieducazione e responsabilizzazione previsti per i condannati. Un dato su tutti: con le pene alternative, il tasso di recidiva crolla dal 67% allo 0,79%.
A cura di Charlotte Matteini
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orlando senato carceri

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella hanno preso parte alla giornata conclusiva degli Stati generali dell'esecuzione penale, organizzata nella giornata di ieri nel carcere romano di Rebibbia. Durante l'evento sono stati affrontati numerose tematiche relative all'esecuzione penale, ai diritti civili e umani per i detenuti, percorsi di riabilitazione, rieducazione e responsabilizzazione dei condannati e di pene alternative alla detenzione. Argomenti che di norma, come sottolinea anche il ministro Orlando su Facebook, di certo non vanno a riempire le prime pagine dei giornali, ma non per questo devono essere ignorati.

Un dato, il più preoccupante e al tempo stesso quello tenuto più nascosto: in Italia ogni anno si spendono 3 miliardi di euro per l'esecuzione penale delle condanne, ma il sistema attuale, oltre ad essere molto caro, tende a produrre quello che è il più alto tasso di recidiva d'Europa: oltre il 67%. Cosa significa questo? Che il sistema di esecuzione della pena non sta producendo i risultati sperati, una volta usciti di galera molti detenuti tornano a delinquere. E perché succedere questo? Perché la legge italiana è troppo permissiva? No, il motivo è un altro e per spiegarlo potrebbe tornare utile la famosa massima sull'utilità della pena detentiva scritta da Cesare Beccaria, illuminista, tra i padri del Diritto italiano moderno, nonché autore del celebre "Dei delitti e delle pene": "Perché ogni pena non sia una violenza di uno o di molti contro un privato cittadino, dev'essere essenzialmente pubblica, pronta, necessaria, la minima delle possibili nelle date circostanze, proporzionata a' delitti, dettata dalle legge".

Evitando di scomodare il settecentesco illuminista, per spiegare l'alto tasso di recidiva carceraria tornano utili i dati forniti dall'ultimo rapporto elaborato dall'Associazione Antigone, Galere D'Italia: le carceri italiane sono sovraffollate. Al 31 marzo 2016 il totale ammontava a 53.495 detenuti, con un tasso di sovraffollamento pari al 108%. Circa 4.000 detenuti non dispongono di un posto letto regolamentare, mentre 9.000 persone scontano la propria pena vivendo in meno di 4 metri quadrati, il che significa che le celle non raggiungono gli standard minimi previsti dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura del Consiglio d'Europa.

Qualche altro dato, per sfatare il mito del Paese che non mette in galera mai nessuno: il tasso di detenzione è pari al 90 detenuti per 100.000 abitanti, in linea con la media europea, superiore a quello della Germanie, che arriva a 77 detenuti per 100.000 abitanti, ma anche di Svezia, Norvegia e Olanda. Sempre stando ai dati elaborati da Antigone si evince che il 34,6% dei detenuti sono in carcere in attesa di giudizio, la media europea invece si attesta al 20,4%. In Germani tocca il 19,4% del totale dei detenuti, mentre in Galles ci si ferma al 16,4%.

L'Italia è molto indietro non solo per quanto riguarda le condizioni delle carceri, ma anche e soprattutto nell'applicazione di misure alternative alla detenzione. In totale sono 29.679 i condannati che stanno scontando una pena alternativa alla carcerazione. Poco più di diecimila persone sono agli arresti domiciliari, 12.465 affidati in prova ai servizi sociali, 6.475 stanno invece scontando la propria pena facendo lavori di pubblica utilità e infine 724 sono in semilibertà, ovvero lavorano fuori dalla struttura carceraria, ma rientrano in cella per dormire. Il tasso di recidiva dei condannati che commettono altri reati durante lo sconto di una pena alternativa è dello 0,79%. Praticamente nullo rispetto al 67% prodotto dai condannati in detenzione carceraria.

Di questo tema, come ha sottolineato il ministro Orlando si parla sempre troppo poco e quando se ne parla è "perché spesso il carcere è usato solo come elemento declamatorio, come ornamento demagogico, come puro artificio retorico che genera stupore, paura, consenso". Insomma, il tema è sempre stato trascurato dai media e dalla politica e si tende a non voler mai parlare apertamente di diritti dei detenuti e delle condizione carcerarie. E proprio a questo scopo, lo stesso ministro della Giustizia ha chiesto l'aiuto di uno dei comici tra i più apprezzati del momento: Luca Medici, in arte Checco Zalone. "Di carcere non ne vuole parlare nessuno, di pene alternative e funzione rieducativa della pena siamo in pochissimi. Grazie a Luca Medici, Checco Zalone, che ci mette la faccia, perché la sicurezza si fa con i diritti", ha scritto Orlando su Facebook, a corredo del videomessaggio di sostegno registrato da Zalone.

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