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Carabiniere italiano rapito in Yemen, non c’è ancora nessuna rivendicazione

Si tratta di un addetto alla sicurezza in servizio all’ambasciata a Sanaa: è stato rapito mentre era in borghese e stava facendo degli acquisti personali. Terzi ha parlato col suo omologo yemenita che promette massima collaborazione.
A cura di Susanna Picone
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Si tratta di un addetto alla sicurezza in servizio all’ambasciata a Sanaa: è stato rapito mentre era in borghese e stava facendo degli acquisti personali. Terzi ha parlato col suo omologo yemenita che promette massima collaborazione.

Sembra escluso il coinvolgimento di Al Qaeda nella vicenda del carabiniere italiano rapito in Yemen e ad oggi non c’è stata ancora nessuna rivendicazione da parte dei gruppi jahadisti, né dalle milizie tribali attive nello Yemen. È quanto ha rivelato la polizia locale che ha affermato di non essere in possesso di elementi utili per individuare il responsabile del rapimento, rivelazioni che avvalorano l’ipotesi che il carabiniere sia stato prelevato da una banda di criminali locali. L'uomo, il friulano Alessandro S., è un addetto alla sicurezza in servizio all’ambasciata d’Italia a Sanaa: è stato sequestrato ieri da un gruppo di uomini armati nelle vicinanze della sede diplomatica, nel quartiere di Hadda, mentre stava compiendo degli acquisti ed era in abiti civili. Il carabiniere sarebbe stato fermato da tre o quattro uomini scesi al volo da un’auto che lo avrebbero portato via.

Il colloquio tra Terzi e il ministro degli Esteri yemenita –  La notizia del rapimento è stata prima anticipata da France Presse e poi confermata dalla Farnesina. Il nostro ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha avuto ieri sera, dopo la conferma del rapimento del carabiniere, una lunga conversazione telefonica col collega dello Yemen Abu Bakr al Qirbi il quale, secondo quanto ha reso noto la Farnesina, ha confermato la totale disponibilità del governo di Sanaa a fornire la massima collaborazione per la soluzione positiva della vicenda. Il governo yemenita ha assicurato che la loro polizia e l’intelligence erano stato attivate immediatamente dopo il sequestro dell’italiano e che seguiranno il caso con la massima attenzione. Come sempre in questi casi il titolare della Farnesina ha sottolineato al suo omologo che la priorità deve essere quella di salvaguardare l’incolumità dell’uomo. Al momento, comunque, l’ipotesi più accreditata resta quella del sequestro al fine di un riscatto.

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