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Cappato sarà processato per aver aiutato Dj Fabo a ottenere il suicidio assistito: rischia 12 anni

Marco Cappato ha annunciato che verrà processato per aver aiutato Dj Fabo a ottenere il suicidio assistito in Svizzera. Stando all’attuale legislazione, per aver violato l’articolo 580 del codice penale, il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni rischia fino a 12 anni di carcere.
A cura di Charlotte Matteini
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Marco Cappato andrà a processo per aver aiutato Dj Fabo a ottenere il suicidio assistito in Svizzera. È quanto deciso dal gip Luigi Gargiulo della procura di Milano, che ha avviato il procedimento contro il tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni. Nel maggio 2017 lo stesso giudice aveva chiesto qualche settimana di tempo per decidere il da farsi ma, come annunciato oggi dallo stesso Cappato su Facebook, alla fine optato per il processo, respingendo la richiesta di archiviazione dei Pm: "È ufficiale: sarò processato per l'aiuto a Fabo: così ha deciso oggi il giudice. Rispetto la decisione. Il processo sarà anche l'occasione per processare una legge ingiusta", ha scritto Cappato sul suo profilo Fb.

"Oggi abbiamo rivendicato un aiuto, quello dato a Fabo, perché era un suo diritto e un nostro dovere", aveva dichiarato solo pochi giorni fa il tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, riassumendo la tesi difensiva esposta al gip milanese Luigi Gargiulo. Cappato da marzo 2017 è indagato per aiuto al suicidio per aver accompagnato dj Fabo in una clinica svizzera specializzata in suicidio assistito e nonostante il Pm titolari del procedimento ne avessero chiesto l'archiviazione sostenendo che "nelle condizioni in cui si trovava e con l’esito che gli era stato prospettato in caso di rinuncia alle cure, bisogna riconoscere che il principio del rispetto della dignità umana impone l’attribuzione a Fabiano Antoniani, e in conseguenza a tutti gli individui che si trovano nelle medesime condizioni, di un vero e proprio diritto al suicidio attuato in via indiretta mediante la rinunzia alla terapia, ma anche in via diretta, mediante l’assunzione di una terapia finalizzata allo scopo suicidario", il Gip ha deciso diversamente, avvalendosi dello strumento della cosiddetta imputazione coatta. Tecnicamente non si tratta di un vero e proprio rinvio a giudizio, ma di un rinvio del procedimento ai pm, che sono così "costretti" a valutare la decisione del gip e richiedere per gli indagati il rinvio a giudizio.

Cappato ora rischia una condanna fino a 12 anni di carcere perché, secondo l'attuale legislazione italiana, aiutare un individuo consenziente a porre fine alla propria sofferenza è un reato punibile dall'articolo 580 del codice penale: "Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l'altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l'esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni. Se il suicidio non avviene, è punito con la reclusione da uno a cinque anni, sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima".

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