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Cani randagi drogati e usati come “coperte” per sopravvivere al gelo: il video choc

Sotto il ponte di Pul-e-Sukhta a Kabul, i tossicodipendenti non esitano a drogare i cani randagi della zona per trasformarli in “coperte” con cui ripararsi durante la notte. In Afghanistan, dove secondo i dati Onu il 12,6% della popolazione consuma stupefacenti, oltre alla guerra e agli attentati, è allarme per l’aumento della produzione di oppio.
A cura di Mirko Bellis
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Un drogato e un cane randagio sotto il ponte di Pul-e-Sukhta a Kabul (Foto Getty Images)
Un drogato e un cane randagio sotto il ponte di Pul-e-Sukhta a Kabul (Foto Getty Images)

Di fronte al gelo e alle pesanti nevicate cadute in questi giorni a Kabul, i tossicodipendenti che vivono sotto il ponte di Pul-e-Sukhta per proteggersi dal freddo drogano i cani randagi della zona. Lo scopo del malsano gesto – secondo quanto ha riportato il giornale afghano TOLOnews – è ricevere dagli animali narcotizzati un po’ di calore. Durante la notte, infatti, i cani giacciano accanto ai drogati rendendo così più sopportabili le basse temperature dell’inverno afghano.  I medici hanno già avvertito del pericolo di dormire assieme agli animali randagi in quanto proprio la promiscuità può diventare il maggior veicolo di contagio delle malattie. Per far fronte a questa situazione, le autorità locali hanno predisposto dei piani per cercare di dare un rifugio sicuro ai drogati della città. Molti di loro, tuttavia, scappano dai centri di riabilitazione per ritornare sotto il ponte di Pul-e-Sukhta, dove centinaia di disperati ogni giorno continuano a drogarsi e a vivere di espedienti.

Il ponte di Pul-e-Sukhta, la “discarica” a cielo aperto dei drogati di Kabul

Per i tossicodipendenti senza fissa dimora, il ponte di Pul-e-Sukhta a Kabul non è solo il luogo dove andare a iniettarsi eroina o inalare l'oppio. In questa “discarica” di esseri umani, alcune coppie di drogati, anche con figli piccoli, hanno trovato un riparo improvvisato. E sotto questo ponte, nell'indifferenza generale, muoiono di freddo dai due ai quattro tossicodipendenti al giorno, secondo quanto ha dichiarato a TOLOnews, Rahaman, uno dei tanti derelitti umani che deambulano nella zona. "Fa molto freddo e chi non ha delle coperte, muore”, ha aggiunto. Gul Ahmad, da otto anni schiavo della droga, ha detto che solo negli ultimi giorni sono morte otto persone. “Ne crepano un sacco qui sotto. La resistenza del nostro corpo è debole e non resistiamo al freddo”, ha concluso. Le persone che vivono nelle vicinanze affermano che la quantità di rifiuti ha ormai trasformato tutta la zona in una fogna a cielo aperto. L’Afghanistan già segnato dalla guerra e dagli attentati quasi quotidiani, deve fare i conti anche il problema sociale dei tanti drogati che, per procurarsi i soldi necessari alla dose, ricorrono a tutti gli espedienti possibili. E così i furti e le rapine sono all'ordine del giorno, come hanno denunciato a TOLOnews le persone che abitano vicino al ponte di Pul-e-Sukhta.

L’Afghanistan flagellato dalla droga

Le cifre dell'Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Unodc) indicano che nel 2016 la produzione di oppio in Afghanistan è aumentata del 43 per cento rispetto all'anno prima. Ma questo non è l’unico dato allarmante: a crescere sono state anche le piantagioni di papavero, da cui appunto si ricava questa sostanza stupefacente. Nonostante la maggior parte della droga venga esportata, i tossicodipendenti sono in continua crescita. Su una popolazione di 33 milioni, le stime indicano che i drogati potrebbero essere fino a 2,4 milioni – il 12,6% della popolazione – mentre i centri per il trattamento della tossicodipendenza sono solamente 123. Il presidente afghano, Ashraf Ghani Ahmadzai, dopo la sua elezione nel 2014, aveva promesso lo sradicamento della coltivazione della droga però la battaglia contro i produttori di oppio non ha dato i risultati sperati. Nella campagne meridionali di Kandahar ed Helmand, ci sono moltissimi agricoltori a cui non è stata data nessuna alternativa per sfamare le loro famiglie che continuare con l'estrazione dell'oppio. Haroon Sherzad, l’ex viceministro del dicastero afghano dedicato alla lotta contro il narcotraffico, ha provato a spiegare perché, nonostante anni di sforzi e miliardi di dollari dedicati a combattere il fenomeno, la produzione di droga sia alle stelle. Sherzad ha puntato il dito contro la comunità internazionale: “Tutta l’attenzione è rivolta alla lotta contro il terrorismo; il narcotraffico è stato emarginato dall'agenda”. Un business quello della droga che in Afghanistan – secondo i dati pubblicati dalle Nazioni Unite nel Rapporto annuale sulla droga del 2016genera 2,8 miliardi di dollari, il 13% per cento del Pil dell’intero Paese.

Il complicato recupero dei drogati

Di fronte ai decessi per congelamento dei drogati del ponte di Pul-e-Sukhta, il ministro della salute afghano sta cercando di porre rimedio ma i fondi a disposizione per il trattamento dei tossicodipendenti sono pochi, come ha riconosciuto lo stesso ministero. Il direttore del centro di riabilitazione di Kabul, Ali Eftekhari, ha fatto un appello al governo e alle Ong per aiutare i tossicomani che sono usciti dal tunnel della droga a trovare un lavoro. "Senza un reale reinserimento nella società – ha aggiunto – il rischio che ritornino a drogarsi è molto elevato". Del maltrattamento dei cani randagi però nessuno sembra preoccuparsi.

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