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Calabria, se papà perde il lavoro a 57 anni

La lettera di Giovanna, il cui padre, tipografo, ha perso il lavoro. L’appello sui social: “Io voglio arrivare a casa, questo Natale, e dirgli che forse c’è ancora una speranza per chi ha tanta voglia di lavorare”.
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Perdere il lavoro a 57 anni. Quando non si è abbastanza anziani per la pensione né si è così giovani da poter cercare serenamente un nuovo impiego. È la storia raccontata da Giovanna, che attraverso Facebook e Twitter ha sollecitato i suoi amici e colleghi a dare una mano: "Io ho solo quello: contatti – scrive -. E magari uno conosce tizio, che conosce Caio, che in Calabria, nel catanzarese, cerca qualcuno che gli dia una mano". La storia del papà di Giovanna è una storia comune a tantissimi altri italiani, soprattutto (ma ovviamente non solo) al Sud Italia.

Ecco la sua lettera:
Mio padre ha perso il lavoro l'anno scorso. Da allora – vive in Calabria – un posto dove la crisi è ancora lì che batte fortissimo contro le finestre delle famiglie – è stato tutto un fiorire di "No". Perché ha 57 anni, perché è un tipografo ma vecchio stampo – di quelli che il "Il pc come si accende?" – in un mondo di grafica digitale che giustamente si è evoluto, che ha però davvero tanta voglia di lavorare. Immagino che anche voi potrete enumerare casi simili a quello di mio padre, tanto più se vivete al Sud. Ecco, io oggi volevo dire una cosa: non c'è cosa più triste di quando tu sei serena, felice e soddisfatta della tua vita ma quelli a cui vuoi bene no. Così ho deciso di prendere in mano la situazione, di contattare tutte le tipografie che Google mi ha suggerito, poi sono passata alle copisterie e infine ai bar. È stata una disfatta.
Per me è stato straziante e allo stesso tempo tenero vederlo girare, per i primi tempi, con una lista lunghissima scritta a mano, con i nomi delle tipografie del circondario presi dalle Pagine Gialle, lui che non ha mai fatto un colloquio in vita sua, ma ci pensate, vostro padre, che fa un colloquio? Ci pensate a costruirgli un curriculum? Ha dovuto strappare il foglio, e perdere un po' la speranza di trovare qualcosa, una cosa piccola, che lo accompagni fino alla pensione.
Voi sareste pienamente felici della vostra vita, del vostro lavoro, sapendo che chi vi è vicino non lo è?

Ecco, io ho pensato una cosa: ci vantiamo tutti che il networking è la cosa fondamentale del web, che i gradi di separazione si riducono, che i contatti sono la cosa fondamentale. Io ho solo quello: contatti. E magari uno conosce tizio, che conosce Caio, che in Calabria, nel catanzarese, cerca qualcuno che gli dia una mano.

Ho pensato: scrivo minchiate, di solito, perché mi piace far ridere e poi sono una persona leggera, che c'è di male, in fondo? Non c'è niente di male nella leggerezza, se fa bene a me e agli altri.

Ma questa volta no. Io voglio arrivare a casa, questo Natale, e dire a mio papà: Forse c'è ancora una speranza per te, che hai solo 57 anni e tanta voglia di lavorare.

Secondo voi ce la farò?

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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