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La stangata della tazzina di caffè: da dicembre il rincaro a 1,20 euro

Si parte da Genova, poi toccherà a tutte le altre città. Colpa delle tasse, in primo luogo Iva e Tares. Così anche l’amato espresso arriverà a costare di più.
A cura di B. C.
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La crisi si fa sentire inesorabilmente e a farne le spese è anche la tanto amata tazzina di caffè. A partire da dicembre, infatti, il costo di un espresso subirà un deciso aumento che non risparmierà nessuna grande città d’Italia. Si parte da Genova, dove il caffè dovrebbe arrivare a costare 1 euro e 20 centesimi e il cappuccino 1,60. "Una decisione sofferta", spiegano i rappresentanti di Fiepet Confesercenti e Fepag Ascom, che però "non poteva più essere rimandata".  Le associazione spiegano che il rincaro è dovuto all’impennata delle tasse comunali, "Tares in primis", che, insieme con gli affitti sempre più cari" sta azzerando entrate e profitti dei bar del capoluogo ligure. Eppure quello di Genova non è l'unico. Come scrive La Stampa, qualche tempo fa, quasi scusandosi con i clienti, in alcuni bar del centro di Gorizia erano stati esposti cartelli che avvertivano degli imminenti aumenti: da 1 a 1,10 euro per una tazzina di caffè.

Secondo, infatti, i dati Istat della Fipe (la Federazione italiana dei pubblici esercizi) riferiti al mese di luglio, il costo del caffè varia dagli 0,77 centesimi di Bari a 1,04 di Torino, mentre in alcune città come Bologna, si va dai 1,03 € nelle zone periferiche ai 1,30 € dell'area più centrale. E' al centrosud che si trovano le "occasioni" migliori, vedi Catania (0,83 euro) e soprattutto Napoli e Roma con, rispettivamente, 0,84 e 0,83 euro in media, mentre nel Settentrione, prendendo come esempio Padova e Milano il prezzo arriva anche a 1 €.

"Quello che dicono i colleghi di Genova circa il peso della fiscalità locale è senza dubbio condivisibile", spiega il presidente della Fipe, Lino Enrico Stoppani. "Bar e ristoranti vengono considerati grandi produttori di rifiuti spesso, però, senza tenere presente alcuni elementi fondamentali, quali la durata delle attività, come nel caso degli esercizi stagionali – prosegue -. Il risultato è stato che, in alcuni casi, l’aumento dell’imposizione con l’introduzione delle nuove tasse locali, a cominciare dalla Tares, ha raggiunto il 400% rispetto al livello di tassazione precedente". Insomma sia produttori che consumatori non se la passano e non la passeranno bene. "Nel 2012 la contrazione dei consumi ha toccato -2,4%, che per il settore ha significato una flessione dei ricavi di 1,7 miliardi – aggiunge Stoppani -. In una situazione di questo tipo le alternative sono due: diminuire i costi, che nel comparto dei bar è un’impresa difficile dal momento che si ha a che fare soprattutto con costi fissi, o aumentare i ricavi, come successo a Genova".

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