613 CONDIVISIONI

C’è una bella differenza fra sarcasmo e ironia

Sembrano la stessa cosa, e in effetti il meccanismo è uguale: però confonderle porta giù per una brutta china.
A cura di Giorgio Moretti
613 CONDIVISIONI

Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Riuscire a distinguere ironia e sarcasmo è una capacità di grande importanza. Infatti, per quanto il sarcasmo sia un genere di ironia, i suoi modi e i suoi intenti sono molto specifici, e padronanza della lingua richiede di non scivolare nel sarcasmo con leggerezza. Nell'appropriarci di questa distinzione ci aiuta molto l'etimologia.

L'ironia è un meccanismo fondamentale della mente, che consiste etimologicamente in una dissimulazione, in una finzione (dal greco eironèia) – e più specificamente in un ribaltamento. Se all'amico che ha appena perso un lavoro che era un vicolo cieco dico "Peccato, c'erano delle così belle prospettive…!" mi mostro accanto a lui, alleggerisco con compassione quello che gli è accaduto, ed è così che ne accolgo il peso, che mi faccio sentire vicino.

Nell'ironia io prendo un elemento della realtà, lo capovolgo, e in questo modo ne metto in luce la parte nascosta, quella dove di solito non batte il sole: la linearità del discorso fa un salto, salto che richiede uno sforzo di pensiero per essere prodotto e per essere compreso. Anche se detto così non sembra un meccanismo buffo, questo fa ridere e l'effetto ridanciano è il più evidente. Ma è anche un tipo di pensiero che fa da sistema immunitario della mente. Finché si usa l'ironia in maniera sistematica, è difficile che la percezione della realtà ammuffisca, ed è difficile che qualcosa della realtà resti davvero celato – un po' come se fossimo soliti spostare i mobili di una stanza.
Quando si parla di ironia in genere, si parla di un meccanismo sostanzialmente benefico.

Ora, tecnicamente il sarcasmo è un tipo di ironia, ma non vanno confusi (così come l'amanita non va confusa coi funghi che usiamo per il sugo). Il sarcasmo è aggressivo, vuole ferire: viene dal verbo greco sarkàzein, che letteralmente significa ‘lacerare la carne'. Si tratta di un'ironia priva di compassione, priva di simpatia, vuole ridere-di e non ridere-con, un'ironia contro, e in definitiva non dovrebbe essere divertente. O almeno, è divertente nella misura in cui è divertente l'umiliazione (secondo me mai, ma magari qualcuno dissente). Se pubblicamente, davanti alla domanda scontata e incerta diciamo "Che domanda intelligente, bravo!" siamo sarcastici: mettiamo alla berlina una persona.

Di solito è sarcastico chi sente il bisogno di mostrare denti e unghie, chi si chiude in un guscio di spregio, inconfessabilmente atterrito dalla difficoltà dei buoni sentimenti. Difatti il sarcasmo è uno strumento tipico del cinico – di colui che ha in spregio valori e sentimenti comuni.

Il cinismo era una cosa ganza nell'antica Grecia. Alessandro Magno, che sapeva l'importanza della filosofia e la dignità dei filosofi, dice al filosofo cinico Diogene disteso a terra "Chiedimi qualunque cosa tu desideri e io la esaudirò" e lui "Spostati che mi levi il sole". I cinici erano autonomi, cosmopoliti, sfrondavano i propri desideri e ricercavano una vita sorretta dalle sole regole della natura, con una rettitudine morale monolitica e uno sforzo etico da titani. Oggi è Dottor House. E tutti amiamo dottor House, ma si capisce che qualcosa è andato storto. Rimane solo il guscio di un nichilista terrorizzato dalla vita che frappone distanze crudeli per evitare l'amore. E il sarcasmo è il suo strumento.

613 CONDIVISIONI
Immagine
Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views