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Burhan piange al funerale dell’amico del cuore: la foto simbolo della guerra in Kashmir

Come era già stato per il bimbo siriano Aylan Kurdi, anche nel caso di Burhan Fayaz, 9 anni, un’immagine di un bimbo diventa la più potente rappresentazione della futilità e della sofferenza causata dalla guerra. In questo caso, del conflitto che va ormai avanti da 70 anni tra India e Pakistan.
A cura di Biagio Chiariello
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foto di Waseem Andrabi (Hindustan Times)
foto di Waseem Andrabi (Hindustan Times)

Quando la notizia e le statistiche non riescono a smuovere il mondo sul dramma della guerra, un’immagine può essere in grado di catalizzare l’attenzione di media e società civile con tutti i suoi dettagli strazianti. Lo abbiamo visto con la foto del piccolo siriano Aylan Kurdi, sdraiato a faccia in giù nella sabbia, su una spiaggia della Turchia verso la quale stava cercando rifugio con la sua famiglia, quella di Omran Daqneesh, ricoperto di polvere, stordito e inconsapevole delle sue ferite, e, tornando indietro nel tempo, quella di Kim, la bimba vietnamita che fugge dal suo villaggio dopo un bombardamento al napalm nel 1972.

La speranza è che anche la foto di Burhan Fayaz, un bimbo indiano di 9 anni, possa smuovere il mondo intero a trovare una soluzione su quello che forse è il conflitto insoluto più vecchio che la storia contemporanea registri: quello in Kashmir che a distanza di 70 anni è ancora una ferita aperta tra India e Pakistan. Lo scatto del fotografo dell’Hindustan Times, Waseem Andrabi, è infatti riuscito a catturare ciò che viene definito come il simbolo del conflitto in corso per il controllo della regione. Burhan è in lacrime per la morte del suo miglior amico, Amir Nazir, che è stato ucciso in un scontro a fuoco in cui sarebbero coinvolte le forze di sicurezza indiane, dopo essere stato colpito al collo da un proiettile vagante nel villaggio di Padgampora, Sud Kashmir. Tuttavia la sua famiglia smentisce questa ipotesi, sostenendo che il colpo “era mirato”. "Amir era come mio fratello. Ora con chi giocherò?” si chiede l'inconsolabile Burhan.

La straziante immagine è stata poi condivisa su Facebook dall’ attivista per i diritti Khurram Parvez con la seguente didascalia: "Quanti pioggia ci vorrà per lavare via tutte le macchie di sangue”, una citazione del poeta pakistano Faiz Ahmad Faiz.

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