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Brindisi, le ragazze ferite dalla bomba dovranno pagarsi le spese mediche

Le famiglie delle giovani ferite dall’esplosione alla scuola Morvillo-Falcone dovranno pagare di tasca propria le pomate per curare le ustioni. Il quotidiano “Libero” lancia una sottoscrizione.
A cura di Redazione
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Azzurra, Sabrina, Selena, Veronica e Vanessa: sono le ragazze ferite dalla bomba di Brindisi che costò la vita ad una loro compagna di classe 16enne, Melissa Bassi. Per queste ragazze dopo le gravi ustioni, la paura e la scena terribile che non potranno cancellare dalla loro mente finché vivranno, arriva un nuovo schiaffo: le creme per le bruciature non le passa il servizio sanitario pugliese, dovranno pagarsele. A documentare la vicenda è il quotidiano Libero:

"Ultima beffa, tocca alle famiglie spendere" scrive Franco Bechis:

"La Regione Puglia non copre le spese necessarie alle cure delle cinque ragazze restate ferite il 19 maggio scorso nell’attentato davanti alla scuola Morvillo-Falcone di Brindisi. Tocca dunque interamente alle famiglie di Selena, Sabrina, Veronica, Vanessa e Azzurra il costo di parte delle creme medicinali necessarie a curare la pelle ustionata. Secondo il prontuario della sanità pubblica quelle creme non possono essere rimborsate né prescritte dal medico di base perché inserite nell’elenco dei trattamenti estetici e non sanitari. Quelle creme a dire il vero sono state prescritte dai medici degli ospedali pubblici in cui sono state in cura le ragazze, e risulta davvero poco comprensibile che il servizio pubblico non se ne faccia più carico ora che la maggior parte di loro è a casa. Le ragazze hanno tutte ustioni fra il 25% e il 60% del corpo, alcune anche in viso e senza quei trattamenti oltre a provare ancora oggi i dolori dell’inferno, hanno probabilità assai scarse di recupero".

Il giornale ha aperto una sottoscrizione pubblica per pagare i farmaci.

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Intanto proprio nelle scorse ore sono state respinte tutte le richieste presentate dalla difesa del folle attentatore, Giovanni Vantaggiato. Il suo legale, Franco Orlando, aveva chiesto di sostituire la custodia cautelare in carcere con gli arresti domiciliari: il Tribunale del Riesame di Lecce ha detto no.

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