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Brexit pesa su Pil Italia, Fmi taglia le stime: “Debito pubblico vi rende deboli”

Per il 2016 il Fondo rivede l’aumento della nostra economica “sotto l’1 per cento, con rischi al ribasso”. Il debito pubblico italiano è “molto alto e fonte di vulnerabilità”. “In termini nominali è il debito più alto nell’area euro. In percentuale al Pil è il secondo più alto dopo la Grecia”.
A cura di Biagio Chiariello
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L’effetto Brexit pesa sulla crescita italiana, con il pil che quest'anno aumenterà sotto l'1% e nel 2017 dell'1%, rispetto al +1,1% e al +1,3% stimato in precedenza. Il Fmi rivede al ribasso le stime per il nostro Paese, alla quale chiede di muoversi sul fronte delle banche che con i loro 360 miliardi di euro di crediti deteriorati nei bilanci ostacolano gli investimenti e lo sviluppo economico. “In termini nominali è il debito più alto dell'Eurozona. In percentuale al Pil è il secondo più alto dopo la Grecia" e il "materializzarsi di choc moderati può mettere a rischio l'obiettivo di stabilizzare e ridurre il debito".

I dati saranno confermato in occasione dell'aggiornamento del World economic outlook in programma la prossima settimana. “L’economia italiana sta recuperando gradualmente”, la crescita è “modesta” e i rischi al ribasso sono aumentati, avverte il Fondo in un'appendice del Rapporto sull'Italia che contiene "informazioni supplementari" rispetto al momento della chiusura della procedura di valutazione, "sta rivedendo leggermente la prospettiva di crescita, in modo da tenere conto dell'aumentata incertezza. Per quanto la ripresa sia prevista continuare", sottolinea l'istituto di Washington, "l'accresciuta volatilità del mercato finanziario e la generale maggiore incertezza potrebbero pesare su investimenti e crescita d'ora innanzi. Sebbene il commercio e l'esposizione diretta del settore finanziario con la Gran Bretagna siano relativamente limitati, la valutazione preliminare dello staff è che la crescita potrebbe rimanere sotto l'1% nel 2016 e a circa l'1% nel 2017, con i rischi al ribasso in qualche modo aumentati".

Per il FMI, il debito pubblico italiano è "elevatissimo e fonte di vulnerabilità". Nel suo Rapporto al termine della consultazione annuale sull'Italia, l'Fmi osserva che "il debito è aumentato da circa il 100% del Pil nel 2017 al 132,7% nel 2015, ben lontano dall'obiettivo del 60% fissato dal Patto di stabilità europeo. E ancora deve toccare il picco". La sua struttura comunque, ammette il Fondo, "mitiga parzialmente i rischi di rifinanziamento". La scadenza media è a circa 6 anni e mezzo e circa il 70% è tasso fisso. Inoltre, circa i due terzi sono detenuti da investitori domestici. Stando agli obiettivi del Governo italiano, che prevede il pareggio strutturale dal 2019 e una crescita nominale superiore al 2% annuo, il debito è previsto in calo. Tuttavia, afferma il Fondo, "il materializzarsi di moderati shock" sulla crescita o sui tassi d'interesse "potrebbe mettere a rischio l'obiettivo di una sua stabilizzazione o riduzione". Di qui l'invito a "ottenere e mantenere per parecchi anni un avanzo strutturale pari a circa lo 0,5% del Pil" per "assicurare che il debito declini stabilmente".

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