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Brexit, è giusto che gli anziani decidano per il futuro dei giovani?

Quasi il 60% degli over 65 ha votato per il “leave” dall’Unione europea, mentre diametralmente opposta la percentuale dei giovani, i quali hanno scelto “remain” nel 64% dei casi per quanto riguarda la fascia d’età 18-24 anni. Gli anziani hanno deciso per i giovani, deciso le sorti di un futuro che non vedranno mai.
A cura di Charlotte Matteini
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L'Inghilterra ha deciso: il "leave" ha raggiunto il 52% dei voti, i sudditi della Regina Elisabetta non vogliono più far parte dell'Unione europea, vogliono uscire, vogliono lasciarla al proprio destino. All'Europa sono state addossate numerose colpe: causa della crisi economica, causa dell'aumento dell'immigrazione, causa dell'incremento di welfare universale e spesa pubblica. E questo agli inglesi non è andato giù, evidentemente. Probabilmente la maggior parte della popolazione non ha compreso i vantaggi insiti nell'essere parte di una comunità internazionale.

Analizzando i dati rilevati da You Gov, infatti, si evince come a non aver compreso ciò che ha comportato l'entrata dell'Inghilterra nell'Unione europea è stata quella parte di popolazione di età superiore ai 65 anni. Il 58% degli elettori over 65, età media rilevata pari a 73 anni, infatti, ha optato per il "leave" e anche un altro 49% dell'elettorato tra i 50 e i 64 ani, con età media 57 anni, ha votato alla stessa maniera. Di contro, le fasce più giovani della popolazione anglosassone hanno invece scelto il "remain". Nella fascia compresa tra i 18 e i 24 anni, oltre il 64% dei ragazzi ha scelto di restare nell'Unione europea, stessa decisione per il 45% per la fascia d'età compresa tra i 25 e i 49 anni. L'Europa dell'Erasmus e della libera circolazione di merci e persone contro la faccia più conservatrice della Gran Bretagna, quella degli anziani ancorati a una vecchia visione del mondo.

brexit dati

Insomma, gli over 65, stando alle rilevazioni, non hanno solo decretato la fine dell'Unione europea – perché la Brexit infrange l'originario progetto lanciato con il manifesto di Ventotene, difficile sostenere che l'uscita del Paese non provocherà ricadute a strascico, soprattutto a livello economico e sociale, in altri paesi membri. No, gli anziani inglesi hanno posto una pietra tombale sul futuro dei propri giovani e sul futuro di un'Unione europea che non vedranno mai, causa età avanzata. Una visione del mondo ristretta e ancorata al passato, probabilmente, li ha convinti che l'Europa in qualche modo abbia rubato loro dei privilegi per concederli a immigrati di ogni nazionalità e parte del mondo. La campagna a favore della Brexit su questi argomenti ha maggiormente puntato, infatti: no all'immigrazione, no al welfare per gli immigrati, no alle frontiere aperte, no alla concessione di sanità pubblica a chi non è inglese.

Un voto che segna una chiusura totale del Paese nei confronti dello straniero, dove straniero ha un'accezione estremamente negativa e discriminatoria. E non è una questione che riguarda la sola immigrazione dettata dall'emergenza profughi e richiedenti asilo degli ultimi anni, no. Non sono state poche le campagne denigratorie rivolte nei confronti dei nostri connazionali italiani neolaureati che cercano lavoro ed possibilità di fare esperienza in terra britannica, per esempio. Noi italiani siamo bollati come mangiapane a tradimento, come parassiti che scappano dalla propria terra per andare a scroccare stipendi – bassi, troppo bassi per gli standard inglesi e soprattutto londinesi – e prestazioni assistenziali varie ed eventuali, erodendo il potere di contrattazione salariale degli autoctoni.

Come ha correttamente ricordato la giornalista Flavia Perina, il voto a favore dell'uscita dall'Unione europea ha una spiegazione chiara e cristallina: "Solo una semplice avvertenza per l'uso del dibattito, che già vedo molta confusione. La Gb non è la Grecia, ne' la Francia, ne' l'Italia, lì le "riforme impopolari", il taglio dei diritti, del welfare, l'iper-potere dato alla finanza, se lo sono fatti in casa ai tempi della Thatcher: l'Europa c'entra poco. E lì non vince il voto del popolo contro la Ue che affama. Vince il voto dei vecchi Scrooge contro il pari trattamento dato ai camerieri o ai ricercatori italiani, agli infermieri belgi o francesi, l'ira per i modesti privilegi offerti a qualche centinaia di profughi (di più non ne hanno presi). E non a caso Scozia e Irlanda, dove i vecchi Scrooge contano meno e anzi sono piuttosto impopolari, in Europa ci volevano restare".

Vecchi Scrooge che, gelosi delle possibilità offerte ai giovani britannici e non, hanno preferito votare a favore dell'uscita dell'Inghilterra dall'Unione europea e decidere a discapito del futuro dei propri figli e nipoti. Un voto che è il risultato della chiusura mentale dei vecchi inglesi nei confronti del cambiamento. Tanto il conto, nel futuro, saranno i giovani a pagarlo, non chi ha potuto scegliere per loro.

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Milanese, classe 1987, da sempre appassionata di politica. Il mio morboso interesse per la materia affonda le sue radici nel lontano 1993, in piena Tangentopoli, grazie a (o per colpa di) mio padre, che al posto di farmi vedere i cartoni animati, mi iniziò al magico mondo delle meraviglie costringendomi a seguire estenuanti maratone politiche. Dopo un'adolescenza turbolenta da pasionaria di sinistra, a 19 anni circa ho cominciato a mettere in discussione le mie idee e con il tempo sono diventata una liberale, liberista e libertaria convinta.
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