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Bossetti e le lettere hot, l’avvocato: “Bisogna contestualizzare, è in carcere da 2 anni”

L’avvocato Claudio Salvagni, legale dell’uomo accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio, parla delle famose lettere hot del suo assistito ad un detenuta: “Si è voluto mettere l’occhio nel buco della serratura, ma i comportamenti sessuali di Bossetti vanno contestualizzati, è un uomo che da due anni è in carcere ed è stato 4 mesi in isolamento”
A cura di Antonio Palma
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Le lettere hot inviate da Massimo Bossetti, presunto omicida di Yara Gambirasio, ad una detenuta del carcere di Bergamo dove l'uomo è rinchiuso "vanno contestualizzate, perché bisogna capire che è in carcere da due anni, di cui quattro mesi in isolamento". È quanto sottolinea il legale del carpentiere di Mapello, l'avvocato Claudio Salvagni, intervenuto ai microfoni della trasmissione “Legge o giustizia” su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano. "Bossetti è un uomo che da due anni è in carcere, è stato 4 mesi in isolamento. Chi scrive e chi parla non conosce la situazione carceraria italiana. Una parola di una persona ti offre amicizia e complicità, in quella situazione estrema, in molti farebbero fatica a non accoglierla. Purtroppo anche questo fatto è stato strumentalizzato. Questa è l’Italia”, ha commentato ancora l'avvocato, aggiungendo: "Si è voluto mettere l’occhio nel buco della serratura per andare a vedere le abitudini e i comportamenti sessuali di Bossetti che vanno contestualizzati".

Secondo il legale l'episodio conferma che "è stato fatto scempio di Bossetti e della sua famiglia" e che nei confronti del suo assistito "è stata dimenticata la presunzione d’innocenza sancita dalla nostra Costituzione". "Ci voleva molto più rispetto nei confronti di Bossetti. Ricordiamoci che ha 3 figli minorenni. La sua vita è stata stravolta e, anche qualora venisse assolto, non potrà mai più essere come quella precedente" ha ricordato Salvagni, concludendo: "È stata stravolta anche la vita di tutta la sua famiglia, per questo stigmatizzo e condanno la pubblicazione di questa corrispondenza privata" che ora sarà agli atti del processo sulla morte della 13enne.

Lo stesso legale del resto nei giorni scorsi quando la Corte d’Assise di Bergamo aveva rigettato la richiesta di una nuova perizia sul Dna accogliendo invece la richiesta dell’accusa di acquisire agli atti del processo le lettere scabrose di Massimo Bossetti, aveva parlato di "clamoroso autogol da parte dell’accusa". "Produrre parte della corrispondenza tra due detenuti con l’intento di mettere l’occhio nel buco della serratura per scrutare le propensioni sessuali di un detenuto è secondo me non soltanto operazione voyeuristica che nulla ha a che vedere col processo, ma in questo caso sarà come un boomerang" aveva dichiarato Salvagni,spiegando: "Bossetti nelle lettere continua a proclamarsi innocente, ha delle parole molto belle anche nei confronti della vittima, evidenzia il suo stato di prostrazione, il desiderio di avere un rapporto non soltanto fisico, ma anche affettivo, quindi sono parole, come dire, molto tenere".

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