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Borse di studio, ritrovati i fondi “spariti”: la Regione Campania restituirà i soldi

Dopo quasi due anni, rispuntano i fondi, che verranno finalmente restituiti agli studenti: all’appello mancavano 17 milioni e 500mila euro, arrivati nelle casse della regione nel 2012, con l’aumento record della tassa sul diritto allo studio.
A cura di Gaia Bozza
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La Regione Campania fa dietrofront. E restituirà il maltolto agli studenti. Si tratta di 17 milioni e 500mila euro: non pochi, che derivano dall'aumento della tassa regionale per il diritto allo studio e si erano persi, come aveva raccontato Fanpage.it, nei rivoli della burocrazia, chissà dove. Nel 2012, infatti, la Regione aveva stanziato per le Adisu (le aziende del diritto allo studio) solo una parte dei soldi versati dagli studenti. E questi soldi, considerando che le tassa era aumentata del 125 per cento con un balzo da 62 a 140 euro, sarebbero dovuti diventare maggiori stanziamenti per le borse di studio, in una regione che conta solo il 27 per cento di idonei effettivamente assegnatari di borsa di studio.  Ora rispuntano i fondi, che verranno restituiti. Ma non è stata una ricerca indolore. Per arrivare a questo, la strada è stata impervia: ci sono voluti un paio d'anni, una denuncia dell'Unione degli universitari, che ha presentato un esposto alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica, e un po' di polemiche.

I tempi per le borse di studio agli studenti in Campania

Per gli studenti dell'Udu di Napoli, infatti, quei soldi erano stati utilizzati per coprire altri buchi in bilancio. Sembrava essere nata una situazione simile a quella del Piemonte, negata però dalla Regione: in Piemonte gli studenti hanno vinto una battaglia legale contro il mancato riconoscimento di borse di studio. Fanpage.it, poi, ha realizzato a marzo scorso un servizio sui fondi scomparsi in Campania, calcolando circa 13 milioni e 600 mila euro di borse di studio mancanti, insieme al coordinatore dell'Udu Lorenzo Fattori, al responsabile dell'organizzazione Carlo Palmieri e a Rosario Carbone, consigliere degli studenti Adisu per l'università Parthenope, che hanno ingaggiato una vera e propria lotta per il diritto allo studio. Sui numeri, ci sbagliavamo, sulla "sparizione" no: i fondi che mancano all'appello sono risultati 17 milioni e 500mila euro. Al telefono con la nostra redazione, l'assessore regionale Caterina Miraglia a marzo ammetteva: "E' vero che mancano questi soldi – rispondeva – Le Adisu vanno con il bilancio dell'anno accademico, noi andiamo con l'esercizio finanziario. C'è una diversità di conteggio. Per poter restituire, poi, c'è bisogno che ci sia una collaborazione stretta tra l'università e la Regione che deve fare un controllo, che stiamo effettuando".

Con tempi inspiegabilmente lunghi (due anni) e con un po' di rumore, il risultato sembra essere vicino. Ma non ancora raggiunto. Con un decreto dirigenziale, la giunta regionale dispone l'impegno della somma che derivava da maggiori incassi della tassa. Rinviando l'effettiva liquidazione delle somme a successivi provvedimenti "e compatibilmente con i limiti di tetto di patto di stabilità assegnato alla Direzione Generale per l’Università, la Ricerca e l’Innovazione per l’anno 2014". Poi il decreto aggiunge che la liquidazione delle somme sarà subordinata alla presentazione, da parte delle singole Adisu, di un prospetto revisionale di liquidazione. In pratica, le singole Adisu dovranno poi stabilire come e dove destinare queste risorse e comunicarlo. "Noi non ritiriamo la denuncia – afferma Lorenzo Fattori –  perché esigiamo che emergano le responsabilità politiche e amministrative di tutto questo. E poi non vorremmo che questi soldi venissero utilizzati per il prossimo anno accademico, né per saldare pendenze degli anni scorsi, visto che le borse di studio vengono materialmente assegnate con un ritardo di due anni". Quello che entra dalla porta, insomma, non può uscire dalla finestra. Cos'è che bisogna farne, di questi soldi? Semplice: per gli studenti dell'Udu, assegnare ulteriori borse agli idonei che, a causa di questa svista lunga due anni, non hanno potuto beneficiarne.

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